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Reazione? Un’altra figuraccia

Tris del Palermo al Friuli, inutile il gol di Totò. Il pubblico fischia i cambi di Stramaccioni

UDINE. Un’altra figuraccia. Roba da far imbestialilire i tifosi e da convincere i Pozzo a mettere tutti sotto esame. Anche se di fronte non c’era Belisario, il generale bizantino. C’era “solo” Beppe Iachini con il suo Palermo frullato dal Tagadà del mercato, la giostra che, a furia di indiscrezioni, sembrava aver impastato i meccanismi dell’attacco argentino delle meraviglie che molti vorrebbero strappare a Zamparini: Dybala-Vazquez. Ma l’Udinese non stava meglio dopo la sberla rimediata a Parma, dopo il “tortello” di Varela che aveva avvelenato la settimana bianconera: magari ci fossero state anche qui le voci sull’Arsenal, la Juventus, il Psg pronti all’assalto con paccate di milioni per i gioielli di casa Pozzo, come sta succedendo in Sicilia. Qui non si vede oltre le 37 primavere suonate di Totò (suo l’unico gol). Per questo stavolta tre punti tutti in una volta sarebbero stati una manna dal cielo, un’iniezione di fiducia in vista delle ultime otto giornate di campionato che forniranno indizi fondamentali per il futuro, come hanno ammesso nel dopopartita dalla stanza dei bottoni.

La musica non è cambiata rispetto alla clamorosa flessione di Parma: la Strama band con il Palermo si è di nuovo bloccata, non riesce a suonare gli avversari, anzi viene pesantemente percossa manco fosse il tamburo principale della Banda d’Affori: tre reti e due pali per le casacche rosanero ieri ai Rizzi. E così è più difficile individuare il pertugio dove la dirigenza dovrà infilarsi per costruire l’Udinese del nuovo stadio.

Sembra passato un secolo dalla trasferta di Genova, dai lampi bianconeri contro il Grifone, incoraggianti flash sul futuro che facevano presagire un finale di stagione quantomeno interessante sotto il profilo dell’impegno e delle prospettive. La classifica? Lasciamola stare, l’Udinese è virtualmente salva, senza particolari pressioni e per questo dovrebbe esprimere un calcio brioso, all’insegna della gioventù e della spaerimentazione. Nulla di tutto questo. Ci vogliono ancora i veterani per puntellare le trame sul campo e se il Palermo (tanto per fare un confronto diretto) ieri ha fatto vedere di essere di pura seta in alcuni reparti, la squadra di Stramaccioni è tornata a essere puro cascame. Il giorno e la notte: possibile che tutto sia cambiato nel giro di una settimana? Possibile che ieri Strama abbia fatto il pieno di fischi da una tribuna che era stata sempre benevola nei suoi confronti? Il cambio Thereau-Badu ha fatto registrare il picco più alto del “fischiometro” bianconero. A quel punto la frittatona era già stata servita, fumante, sul piatto del Friuli: 0-3 con un Palermo in grado di disporre a piacimento dell’Udinese, nonostante le mosse fantasiose dello chef in panchina. Che aveva cominciato con un classico 3-5-2 che Iachini ha punzecchiato a più riprese, aiutato dal talento di Dybala e Vazquez (entrati in tutte le azioni più importanti nonostante non abbiamo scritto il proprio nome nel tabellino dei marcatori) e dalle invenzioni dei singoli, la prima (una cannonata da fuori area) di Lazaar. Per questo Stramaccioni nell’intervallo ha cercato la mossa a sorpresa: fuori Piris, dentro Perica per un 4-3-2-1 che però ha sviluppato più confusione che occasioni (zero fino al 62’, incursione di Pinzi con barba al palo) e dettato il già citato cambio - fischiatissimo - Thereau-Badu, preambolo di un Guilherme-Aguirre che non ha riscosso ugualmente molto successo sugli spalti e neppure sul rettangolo verde, anche se sul rettilineo finale è arrivato almeno il gol della bandiera di Di Natale. Magra consolazione in un’atmosfera di nuovo cupa a dispetto della giornata solare che ha baciato lo stadio Friuli. Adesso è chiaro che Pozzo si trova davanti un bivio: ha otto partite di tempo per decidere dove svoltare. Potrebbe optare per una ristrutturazione profonda della rosa bianconera da affidare nuovamente a Stramaccioni o svoltare verso guida tecnica nuova di zecca per la prossima stagione. Sì, l’impressione ora è che questo finale di campionato non sarà vuoto di significati. Tutt’altro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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