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Gino Pozzo: otto gare per capire cosa fare ma un’idea ce l’ho già

«Bisognerà valutare il lavoro del gruppo e apportare i correttivi ma so che non abbiamo goduto della crescita dei nostri giovani»

UDINE. Otto partite per capire chi resterà qui. Lo dice la cabala: è il numero della resurrezione. L’ha ripetuto Gino Pozzo, stratega del mercato bianconero. «Io non posso guardare questa partita con i vostri occhi: devo aspettare tutte le ultime giornate di campionato e poi decidere.

Tutti sotto esame? Non proprio, anche perché un’idea me la sono già fatta». Sono passati solo pochi minuti dalle esternazioni di papà Gianpaolo: l’Udinese è sulla stessa lunghezza d’onda nella stanza dei bottoni. Il finale di campionato non sarà soltanto un esercizio di bella scrittura calcistica e il fatto che Gino sia in sala stampa, in mezzo a tutti giornalisti, per spiegare quale è la chiave di lettura di questa ennesima figuraccia è la prova che questo è davvero un momento chiave della stagione bianconera.

Singoli e dubbi. Tra “virgolettati” e qualche battuta per stemperare la delusione – «Non è che io mi sono divertito oggi in tribuna» – Pozzo junior non si sottrae alle domande per soddisfare curiosità e sete di futuro, ingredienti che il sale da aggiungere a una partita che è purtroppo un minestrone insipido.

«È chiaro che dopo una parta di questo genere uno che fa il dirigente come il sottoscritto deve sospendere il proprio giudizio. Altrimenti stavolta sarebbero da bocciare anche quei 5-6 che di solito vengono considerati gli elementi trainanti della squadra».

Tra la piccola folla, composta, esplodono come mortaretti i nomi dei possibili imputati: Guilherme? «Inutile parlarne, fate voi le pagelle. E se saranno tutti insufficienti nessuno può dire nulla stavolta. Per esempio, anche Allan che, mi pare, in questa stagione ha fornito delle buone prestazioni, contro il Palermo non ha giocato la sua miglior partita».

Nessun nome. Solo una scadenza: otto giornate. Ma per cambiare gli altri cinque che non convincono o addirittura la guida tecnica? Il punto di domanda è un boomerang che torna indietro senza aver catturato la preda.

«Adesso grazie a dio ci sono ancora due mesi di campionato per valutare il lavoro del gruppo e quindi apportare i correttivi. Io sono dell’idea che siano mancati i giovani, non abbiamo goduto della crescita delle loro potenzialità, per un motivo o per un altro. Prendete Evangelista per esempio».

Attacco e Totò. È mancato anche Luis Fernando Muriel, il colombiano che a gennaio ha levato le tende per andare alla Sampdoria, facendo mancare l’anello di congiunzione tra la vecchia guardia e i giovanissimi che Gino Pozzo continua a rastrellare in ogni angolo del mondo.

«Non è riuscito a prendere la finestra giusta: quando c’era spazio ha dovuto fare i conti con gli infortuni. E poi, dopo tre anni nello stesso posto, se non spazio perdi le motivazioni».

Così l’Udinese resta aggrappata al “vecchio” Di Natale che continua a segnare ma non convince più gli scettici, coloro che vorrebbero liberare il gioco dell’Udinese: «Rinunciare a Totò? Bisogna avere coraggio. Anche stavolta è quello che ha fatto gol. E non è stato l’unico quest’anno. Ci è mancato qualcuno alle spalle di Di Natale e di questo lui non ha colpe. Purtroppo questo fa parte della politica e dei rischi che corre un club come il nostro: non possiamo sapere quando esplodono i giovani che acquistiamo. Vi ricordate Pereyra? Arrivato in estate, fino a marzo non era nessuno. E Isla? E Asamoah? Adesso sono giocatori di livello internazionale».

Giocatori che mancano quest’anno all’Udinese. «Vero, se ne sono andati molti giocatori esperti, ora dobbiamo avere pazienza e individuare cosa serve per far quadrare il cerchio».

Soffiate. Ecco allora arrivare i primi nomi. Addirittura i consigli: «Ma scriveteli su un foglietto, altrimenti la richiesta cresce», scherza Gino Pozzo prima di concedere due dritte verdeoro: «Edenilson? Sarà l’unico giocatore per il quale non farò una trattativa: è già nostro e in prestito secco al Genoa. Leandinho? L’abbiamo preso e ci crediamo parecchio: se uno è l’attaccante titolare del Brasile under 17 non può essere uno qualsiasi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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