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Gli editori dichiarano guerra ai ladri di notizie su internet

La guerra ai pirati online parte dalla Francia. Editori e pubblicitari, sostenuti dallo Stato, firmano un documento per "colpire il portafogli" di chi distribuisce o ospita contenuti illegali. E i giudici condannano i siti che violano i diritti d'autore

Foto e video rubati. Testi copiati senza citare la fonte o pubblicati per intero senza averne diritto. Un'appropriazione (indebita) del lavoro altrui che sembra una regola di internet. La libertà del web facilita la circolazione delle idee e delle informazioni ma rischia di danneggiare il lavoro delle persone. Per questo gli editori e i titolari dei diritti foto-video si preparano alla guerra contro i pirati della rete. Una battaglia che non ha l'obiettivo di censurare i contenuti, ma quello di non dissiparne il valore. Perché gratuito non significa gratis. Dietro ai contenuti online c'è anzitutto la fatica di autori, giornalisti, registi, cameramen e fotografi, ma anche l'investimento di editori e case cinematografiche. Un impegno che rischia di andare in fumo anche per il solo mancato introito pubblicitario. Ossia la fonte di guadagno dei siti pirata che lucrano, grazie a spot e banner, sul lavoro altrui.

Su questo fronte si stanno muovendo tutti gli Stati e in particolare quello francese. In Francia da una parte si mette in campo una normativa per individuare chi viola i diritti e per bloccare le loro speculazioni economiche. Dall'altra i giudici multano i siti che favoriscono la pirateria.

"La carta delle pratiche virtuose". La Francia è in prima linea nel contrasto alla pirateria sulla rete. Lunedì 23 marzo editori e pubblicitari, sotto la supervisione del ministro della Cultura, Fleur Pellerin, hanno firmato la "Carta delle pratiche virtuose nella pubblicità per il rispetto del diritto d'autore". Il documento colpisce al cuore, ossia al portafogli, chi viola la legge. Saranno stilate delle liste di siti identificati come "contravventori", mentre un comitato si occuperà di identificare criteri precisi per definire il carattere illecito di questi siti e di sorvegliare affinché la Carta venga applicata in maniera corretta. Poi, spiega Les Echos, sarà impedito a questi portali di raccogliere i proventi della pubblicità. In un'ulteriore fase l'obiettivo è bloccare l'utilizzo di sistemi di pagamento internazionali come PayPal o circuiti di carte di credito Mastercard o Visa.

Il portale di streming condannato in Francia. A dare ragione a editori e detentori dei diritti non è solo il governo. Anche i giudici francesi puniscono la pirateria online con una sentenza che può fare scuola. Pochi giorni fa la Corte d'appello di Parigi ha dato ragione alla Ligue de football professionnel (Lfp) nella causa intentata contro il portale Rojadirecta. Questo sito internet consente di vedere in streaming alcune partite della Ligue 1 e Ligue 2. A partire dal 2016 e fino al 2020 questi diritti di ritrasmissione sono stati venduti in esclusiva a Canal+ e a beIN Sports per 762,5 milioni di euro. La Lfp ha denunciato un "saccheggio in piena regola" e, come scritto da Le Figaro, ha protetto "i diritti in modo da non dissiparne il valore". Una tesi accolta dal tribunale che ha obbligato Rojadirecta non solo a pagare 100 mila euro di risarcimento danni ma anche a nascondere contenuti e link pena una multa di 5 mila euro al giorno per ogni link.

"È un editore, non un sito ospitante". La condanna di Rojadirecta si basa su un punto chiave: per i giudici si tratta di una vera e propria testata editoriale. Fino ad ora la tesi difensiva di queste realtà web era quella di essere un semplice "sito ospitante".  In pratica sostenevano di non fare altro che riproporre contenuti altrui. Per i giudici il sito dispone di una "matrice editoriale" sui contenuti e per questo sarà obbligato a pubblicare un comunicato in cui si informano i lettori del carattere illecito dei contenuti. Un principio che potrebbe per altro estendersi anche ad altre piattaforme legali frequentate da milioni di persone come Facebook, YouTube e Twitter. Secondo Le Figaro, il ministero

della Cultura sta studiando la possibilità di "creare un regime su misura per queste piattaforme che le obblighi a dotarsi di un rappresentante legale in Francia e ad applicare nuove regole di moderazione".

Insomma, una rivoluzione che potrebbe andare ben oltre i confini francesi.

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