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17/01/2009 - RUBRICA - 30 ANNI FA...IN COPERTINA: THE WALL DEI PINK FLOYD


PINK FLOYD - THE WALL (1979)
Etichetta: Columbia

La solitudine, immensa solitudine. The wall è forse il disco più aggressivo dei pink floyd, ma in realtà tratta di un argomento fragile, che non può lasciare indifferente nessuno, perchè tutti lo hanno, a proprio tempo, desiderato e temuto. A tratti claustrofobico, oscuro, e spigoloso; in altri punti invece morbido e con un fare quasi consolatorio. La psichedelia viene abbandonata quasi totalmente in questo disco, per far spazio a un baratro sonoro e concettuale, sul cui orlo si viene a trovare l'ascoltatore.

Richiesto inizialmente per risanare i debiti dei floyd e per alleggerire la pressione del fisco inglese, The wall è il secondo doppio album dei pink floyd dopo Ummagumma. All'uscita scatenò (e continua ad agitare ancora oggi) discussioni contrastanti riguardo alla sua fattura: tra chi lo considerava il migliore tra gli album floydiani e chi invece lo dipingeva non solo come di livello minore dei precedenti, ma anche la fine dei veri pink floyd. The wall non è nè l'una nè l'altra cosa; esso fu percepito come album diverso, sia in meglio che in peggio, per la forte assenza delle "tastiere a tappeto" di Richard Wright, estromesso durante la realizzazione del disco per diverbi con Roger Waters e che partecipò all'album come session man, le quali nei dischi precedenti contribuivano a vreare una musica straniante ed onirica. Esse furono sostituite parzialmente da pianoforte classico ed orchestra. Certo The wall non è un album esente da difetti, ma la sua struttura di concept da grande rilievo e la forza dirompente ne hanno fatto un pilastro del rock.

The wall narra la storia della rockstar pink (in gran parte ispirata alla vita dello stesso Roger Watesr), segnata da avvenimenti tragici come la morte del padre quando il protagonista era ancora in fasce, la scuola disumanizzante, una madre iperprotettiva, le groupies, gli eccessi, il divorzio. Non reggendo il peso di tutto ciò, pink si chiude dietro ad un muro (il "wall" del titolo) che lo isola dal mondo esterno facendolo però diventare completamente solo e accompagnandolo allo stesso tempo alla follia (richiamo a Syd barret, maidimenticato dai pink floyd successivamente al suo abbandono). Tutto questo sfocia in sbotti di rabbia a volte violenti (The Thin Ice) a volte compressi (One Of My Turns), ma anche in ballate delicate e strazianti (Nobody Home).

La novità si avverte fin dai primi brani del disco, con le quartine suonate sul rullante da Nick Mason che rievocano un suono più heavy dei dischi precedenti e richiamano anche sonorità belliche (è ancora la batteria di Mason a richiamare sventaglaite di mitragliatrice), come pure l'elicottero di Another Brick In The wall Part II. Il tema dominante del primo disco è un possibile rapporto tra la massificazione dei giovani, subita in un rigido quanto alienante sistema scolastico, e l'inquadramento militare, temi raccontati durante l'infanzia e l'adolescenza di pink. Another Brick In The wall è ripresa tre volte: la prima parte è più rilassata ed evidenzia il basso pulsante di Waters, la terza è veloce e pesante nel suo rock pieno, e la seconda perte è la canzone più famosa dei pink floyd, seconda forse solo a Money, con un incedere coinvolgente e il coro dei bambini che ribatte alla voce principale. Un cult è diventato anche il video di questo brano che mostra i bambini del coro rinchiusi all'interno del muro di copertina e la celebre marcia dei martelli. Ci sono momenti di leggerezza (Mother), ma per la maggior parte tutto è malfermo ed inquieto come gli ideali e le speranze adolescenziali: Empty Spaces evoca suoni e minaccie lontane cn la chitarra che dipinge trame inquietanti su una percussione ossessiva, Young Lust è un hard rock che nasconde la nevrosi.

Nel secondo disco si passa alle esperienze successive di pink, al suo difficile rapporto cn la madre, alla fama di rockstar, fino a che anche il rapporto con la moglie si spezza per l'incomunicabilità: è l'ultimo mattone che chiude il muro, dentro al quale il personaggio si rifugia per non subire il dolore progressivo che sta cozando contro la sua vita e che però lo riduce in completa solitudine. Tenta di vincere il proprio isolamento, ma inutilmente (Is There Anybody Out There? , Nobody Home) mentre è in balia dei suoi produttori che lo salvano da un overdose solo per sbatterlo di nuovo sul palco a proprio uso e consumo in Comfortably Numb. Questo pezzo procede stupendo tra atmosfere stranianti e quasi da sogno febbrile, scandito da due degli assoli più belli della storia del rock , magistralmente eseguiti da David Gilmour.
Già l'inizio aveva graffiato con Hey You, sospesa tra chitarre ricamate e distorte ed elettronica deformata, il resto non è da meno: Run Like Hell, inizialmente concepito come "brano da discoteca" dai produttori e pulsante però del dramma della storia e Waiting For The Worms, dilaniata tra dolcezza e violenza difformi, rappresentazione ideale dello stato d'animo e mentale di pink. Si apre poi un processo (The Trial) il cui esito è la condanna, forse dolorosa, ma liberatoria, ad abbattere il muro, ad esporsi senza difese precostruite ai proprio simili. Il doppio album si conclude con Outside The wall, poetica ed intrsopettiva (Soli o a coppie/ Quelli che davvero ti amano/ Camminano su e giù fuori dal muro/ Qualcuno mano nella mano/ Qualcuno si riunisce in band/ I cuori sanguinanti e gli artisti/ fanno al loro comparsa/ E quando hanno dato tutto ciò che potevano/ Alcuni barcollano e cadono/ Dopo tutto non è facile/ Sentire il tuo cuore contro un muro di pazzi). Conclude la riflessione di Waters, incentrata sulla massificazione giovanile e sulla perdita di identità degli adolescenti, spesso favorita e anche sfruttata dalle rockstar.

The wall può essere considerato come un punto d'arrivo della complessa esperienza musicale dei pink floyd, ed è un capolavoro per il connubio tra liriche, musica ed esecuzione dal vivo. Forse non è stato il loro miglior disco, di sicuro è una gran bella prova del fatto che di un gruppo come i pink floyd oggi si sente la mancanza e riascoltando anche "The wall" si capisce che questo gruppo è riuscito a far risplendere il grande diamante presente nell'anima di ognuno di noi.

di Roberto Perissinotto

 
Fonte: www.storiadellamusica.it
 
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