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SINODO DEI VESCOVI

[Aggiornamento: 05.10.2005]


 

INFORMAZIONE GENERALE
SINODALE

 

I
INTRODUZIONE AL SINODO DEI VESCOVI

Il Sinodo dei Vescovi è un’istituzione permanente decisa dal Papa Paolo VI il 15 settembre 1965 in risposta al desiderio dei Padri del Concilio Vaticano II per mantenere vivo l’autentico spirito formatosi dall’esperienza conciliare.
Letteralmente la parola “sinodo”, derivata da due parole greche, syn che significa “insieme” e hodos che vuol dire “strada” o “via “, significa “camminare insieme”. Un Sinodo è un’assemblea o un incontro religioso in cui vescovi, riuniti intorno e con il Santo Padre, hanno l’opportunità di interagire e di condividere informazioni ed esperienze, nella ricerca comune di soluzioni pastorali che abbiano una validità e un’applicazione universali. Il Sinodo, in generale, può essere definito come un’assemblea di vescovi che rappresentano l’episcopato cattolico e che hanno il compito di aiutare il Papa nel governo della Chiesa universale dando il proprio consiglio. Papa Giovanni Paolo II ha definito il Sinodo come “un’espressione e uno strumento particolarmente fecondi della collegialità dei Vescovi” (Discorso al Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, 30 aprile 1983: L’Osservatore Romano, 1 maggio 1983).
Ancor prima del Concilio Vaticano II stava sorgendo l’idea di una struttura che potesse fornire ai vescovi i mezzi per assistere il Papa, in un modo da definire, nel suo governo della Chiesa universale.
Sua Eminenza il Cardinale Silvio Oddi, a quel tempo Arcivescovo e Pronunzio Apostolico nella Repubblica Araba Unita (Egitto), il 5 novembre 1959, avanzò la proposta di istituire un organo governativo centrale della Chiesa o, per usare le sue parole, “un organo consultivo”. Dichiarò: “Da molte parti del mondo giungono lamentele perché la Chiesa non ha un organo consultivo permanente, a parte le congregazioni romane. Pertanto dovrebbe essere istituito una sorta di ‘Concilio in miniatura’ che includa persone provenienti dalla Chiesa di tutto il mondo, che s’incontrino periodicamente, anche una volta all’anno, per discutere le questioni più importanti e per suggerire nuove possibili vie nell’operato della Chiesa. Un organo insomma che si estenda a tutta la Chiesa come le Conferenze Episcopali riuniscono tutta o parte della Gerarchia di un Paese, come altri organi, per es. C.E.L.AM. (la Conferenza Episcopale dell’America Latina) estendono la propria attività a beneficio di tutto un continente”.
Il Cardinale Bernardus Alfrink, Arcivescovo di Utrecht, scriveva il 22 dicembre 1959: “In termini chiari il Concilio proclami che il governo della Chiesa universale è di diritto esercitato dal collegio dei vescovi avente a suo capo il Sommo Pontefice. Da qui segue che, da una parte, la cura del buono stato della Chiesa universale spetta ad ogni vescovo preso singolarmente, e che, d’altra parte, tutti i vescovi possono avere una partecipazione al governo della Chiesa universale. Questo può farsi non solamente con la convocazione del Concilio ecumenico, ma anche con la creazione di nuove istituzioni. Forse dei consigli permanenti di vescovi esperti, scelti in tutta la Chiesa, potrebbero essere incaricati di una funzione legislativa in unione con il Sommo Pontefice e i cardinali di Curia. Le Congregazioni romane non manterrebbero che il potere consultivo ed esecutivo”.
Fu Paolo VI, però, a dare forza a queste idee, ancora Arcivescovo di Milano. Nel discorso commemorativo in occasione della morte di Giovanni XXIII, faceva cenno ad una “consonante collaborazione del corpo episcopale non già all’esercizio (che certo resterà personale e unitario) ma alla responsabilità del governo della Chiesa intera”. Eletto Papa, nel discorso alla Curia Romana (21 settembre 1963), in quello d'apertura del secondo periodo del Concilio (29 settembre 1963) e in quello per la sua chiusura (4 dicembre 1963) ritornava sul concetto di collaborazione del corpo episcopale, i vescovi in unione con il Successore di Pietro.
Alla fine del discorso inaugurale dell’ultimo periodo del Concilio Vaticano II (14 settembre 1965) Paolo VI dava egli stesso il lieto preannuncio del Sinodo dei Vescovi: “La seconda cosa è il preannuncio, che noi stessi siamo lieti di darvi della istituzione, auspicata da questo Concilio, d’un Sinodo dei Vescovi, che, composto da presuli, nominati per la maggior parte dalle Conferenze Episcopali, con la nostra approvazione, sarà convocato, secondo i bisogni della Chiesa, dal Romano Pontefice, per sua consultazione e collaborazione, quando, per il bene generale della Chiesa ciò sembrerà a lui opportuno. Riteniamo superfluo aggiungere che questa collaborazione dell’episcopato deve tornare di grandissimo giovamento alla Santa Sede e a tutta la Chiesa, e in particolare modo potrà essere utile al quotidiano lavoro della Curia Romana, a cui dobbiamo tanta riconoscenza per il suo validissimo aiuto, e di cui, come i vescovi nelle loro diocesi, così anche noi abbiamo permanentemente bisogno per le nostre sollecitudini apostoliche. Notizie e norme saranno quanto prima portate a conoscenza di questa assemblea. Noi non abbiamo voluto privarci dell'onore e del piacere di farvi questa succinta comunicazione per attestarvi ancora una volta personalmente la nostra fiducia, la nostra stima e la nostra fraternità. Mettiamo sotto la protezione di Maria Santissima questa bella e promettente novità”.
L’indomani mattina, 15 settembre 1965, all’inizio della 128ª Congregazione generale, S.E. Mons. Pericle Felici, Segretario Generale del Concilio di allora, annunziava la promulgazione del Motu Proprio Apostolica sollicitudo, con il quale il Sinodo veniva ufficialmente istituito.
La principale caratteristica del Sinodo dei Vescovi consiste nel servizio alla comunione e alla collegialità dei Vescovi del mondo con il Santo Padre. Non si tratta di un organismo particolare con competenze limitate come ad es. le Congregazioni o i Consigli, bensì di un’istituzione avente l’assoluta competenza di trattare qualsiasi tema secondo la procedura stabilita dal Santo Padre nella lettera di convocazione. Il Sinodo dei Vescovi, con la sua Segreteria Generale permanente non fa parte della Curia romana e non dipende da essa; risponde direttamente e unicamente al Santo Padre, insieme al quale partecipa al governo universale della Chiesa.
Anche se l’istituzione del Sinodo dei Vescovi ha carattere permanente, la sua azione e collaborazione concreta si attuano solo in determinate occasioni. Vale a dire che il Sinodo dei Vescovi si riunisce per decidere solamente quando il Santo Padre considera necessario od opportuno consultare l’episcopato, che in sede sinodale esprime il proprio “saggio parere su argomenti di grande importanza e gravità” (Paolo VI, Discorso ai Cardinali, 24 giugno 1967). Il compito di ogni Assemblea sinodale ha quel carattere collegiale che l’episcopato mette al servizio del Santo Padre. Quando il Santo Padre accoglie le raccomandazioni o le decisioni di una determinata Assemblea, l’episcopato esercita un’attività collegiale simile, ma non uguale a quella che si manifesta in un Concilio ecumenico. Questa prerogativa è il risultato diretto di diversi fattori: la presenza di tutto l’episcopato, la convocazione da parte del Santo Padre e “l’unità dell’episcopato il quale, per essere uno, richiede un Capo del Collegio” (Giovanni Paolo II Pastores Gregis, 56), che sia il primo nell’ordine episcopale.

II
NOTE SUL PROCESSO SINODALE

Per compiere la sua missione, il Sinodo dei Vescovi opera secondo una metodologia basata sulla collegialità, concetto che caratterizza ogni fase del processo sinodale, dall’avvio della preparazione fino alle conclusioni raggiunte in ogni assemblea sinodale. In poche parole, il metodo di lavoro alterna analisi e sintesi, le consultazioni delle parti interessate e le decisioni prese dalle autorità competenti secondo una dinamica di risposta che permette la verifica continua dei risultati e l’esame di nuove proposte. Ogni fase di questo processo si svolge in un clima di comunione collegiale.
Già nella fase preparatoria il tema dell’assemblea sinodale è il frutto della collegialità. Il primo passo ufficiale nel processo di preparazione è la consultazione di Patriarchi, Conferenze Episcopali, Capi dei Dicasteri della Curia Romana e Unione dei Superiori Generali per avere indicazioni sui possibili argomenti per il Sinodo. Recentemente questa consultazione è stata preceduta da un informale sondaggio tra i Padri sinodali verso la fine dell’Assemblea Generale sulle loro preferenze in questa materia. In ogni caso sono tenuti a considerare i seguenti criteri:
a. universalità dell’argomento, cioè riferimento e applicabilità a tutta la Chiesa;
b. attualità e urgenza dell'argomento, in senso positivo, cioè efficacia nella promozione di nuove energie e nell'impulso verso una crescita della Chiesa;
c. pastoralità, realismo e solida base dottrinale;
d. esecutività, cioè possibilità di attuazione pratica.
I suggerimenti su un tema - che devono includere i motivi della scelta - vengono classificati, analizzati e studiati durante un incontro del Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Quindi il Consiglio sottopone i risultati dell’incontro, con raccomandazioni pertinenti, al Santo Padre che prende la decisione finale sul tema da affrontare nell’assemblea sinodale.
Nell’incontro successivo il Consiglio prepara le linee principali per presentare e sviluppare il tema sinodale in un documento chiamato Lineamenta. La stesura di questo documento rappresenta il lavoro congiunto dei membri del Consiglio, teologi che hanno una certa competenza sulla materia che sarà trattata nell’assemblea sinodale, e lo staff della Segreteria Generale che coordina i vari sforzi. Dopo aver esaminato il testo e aver apportato le necessarie modifiche, il Consiglio redige una versione finale che viene sottoposta al Santo Padre per l’approvazione. Il documento viene quindi tradotto nelle principali lingue del mondo ed inviato all’Episcopato al fine di generare, a livello locale, lo studio, il dibattito e la preghiera riguardo al tema sinodale.
I Lineamenta (parola latina con significato di “linee”, “tratti”) hanno per natura un’ampia destinazione e sono diretti a provocare su vasta scala osservazioni e reazioni. Quantunque i primi ed autorevoli destinatari dei Lineamenta siano ovviamente i vescovi e le Conferenze Episcopali, essi tuttavia hanno piena libertà di allargare la loro base di consultazione. Dopo aver riunito ed elencato suggerimenti, reazioni e risposte ai vari aspetti dell’argomento dei Lineamenta, i vescovi preparano una relazione che inviano poi alla Segreteria Generale entro una data determinata.
Dopo aver ricevuto il suddetto materiale, il Consiglio della Segreteria Generale, sempre con l’aiuto di esperti sull’argomento, redige un altro documento detto Instrumentum laboris, che servirà da base e da punto di riferimento durante la discussione sinodale. Questo “documento di lavoro”, anche se pubblicato, è solo un testo provvisorio che sarà oggetto di discussione durante il Sinodo. Il documento non è una bozza delle conclusioni finali, ma solo un testo volto a incentrare la discussione sul tema sinodale. Dopo essere stato sottoposto e approvato dal Santo Padre, il documento viene tradotto nelle lingue principali e inviato ai vescovi e a quei membri che parteciperanno all’assemblea sinodale. A volte il Santo Padre ha permesso che il testo venisse pubblicato e avesse quindi una maggiore diffusione. Ad esempio, a partire dal 1983 questo è avvenuto per l’Instrumentum laboris di alcune assemblee sinodali. I delegati episcopali e gli altri membri leggono il documento per conoscerne i contenuti che poi verranno discussi durante l’assemblea sinodale.
Grazie al lavoro preparatorio nelle Chiese locali, basato sui suddetti documenti, ovvero i Lineamenta e l’Instrumentum laboris, i Padri sinodali possono illustrare all’assemblea sinodale le esperienze e le aspirazioni di ogni comunità, così come i frutti delle discussioni delle Conferenze Episcopali.
Le sessioni di lavoro sinodale sono caratterizzate da tre fasi:
a. Durante la prima fase ogni membro illustra la situazione nella sua Chiesa particolare. Ciò promuove uno scambio di fede e di esperienze culturali sul tema sinodale e contribuisce a fornire una visione iniziale della situazione della Chiesa, che comunque deve essere ulteriormente sviluppata e approfondita.
b. Alla luce di queste presentazioni, il Relatore del Sinodo formula una serie di punti da discutere nella seconda fase, durante la quale tutti i Padri sinodali si dividono in piccoli gruppi detti circoli minori, in base alla lingua parlata. Le relazioni di ognuno di questi gruppi vengono lette nella sessione plenaria. A questo punto i Padri sinodali hanno la possibilità di porre domande per chiarire gli argomenti esposti e di fare commenti.
c. Nella terza fase, il lavoro prosegue nei circoli minori con la formulazione di suggerimenti e osservazioni in una forma più precisa e definita, di modo che nei giorni conclusivi dell’assemblea si possano mettere ai voti proposte concrete. Il lavoro iniziale dei Padri sinodali nei circoli minori consiste nel formulare varie proposte sulla base del dibattito nell’aula sinodale e delle relazioni dei Circoli Minori. Nei Circoli Minori i Padri sinodali possono votare una proposta con un “placet” (sì) o un “non placet” (no). Le proposte dei circoli minori vengono poi raccolte dal Relatore Generale e dal Segretario Speciale e riunite in un Elenco unificato delle proposizioni che viene presentato dal Relatore Generale nella sessione plenaria. Quindi i Circoli Minori si riuniscono di nuovo per discutere le proposte. A questo punto i Padri sinodali possono sottoporre all’attenzione del gruppo gli emendamenti individuali, che saranno usati nel comporre collettivamente gli emendamenti da votare alle proposte che si attendono da ogni gruppo. Il Relatore Generale e il Segretario Speciale esaminano questi emendamenti collettivi che possono incorporare o meno nell’Elenco finale delle proposizioni, sulla base della loro decisione che, in caso di rifiuto, deve essere spiegata in un documento chiamato Expensio modorum. L’Elenco finale delle proposizioni viene quindi presentato nella sessione plenaria, dopo di che l’opuscolo diviene la scheda dove ogni Padre sinodale può votare a favore o contro le proposizioni.
Al termine di una assemblea sinodale, il Segretario Generale supervisiona l’archiviazione del materiale e la redazione della relazione sul lavoro sinodale per sottoporli al Santo Padre. Non esiste una norma stabilita circa il documento finale risultante dall’assemblea sinodale. Alla fine delle prime tre assemblee sinodali (Assemblee Generali Ordinarie del 1967 e 1971, e Assemblea Generale Straordinaria del 1969), le conclusioni furono sottoposte all’attenzione del Papa unitamente a delle raccomandazioni in risposta ai problemi presentati. Dopo la Terza Assemblea Generale Ordinaria del 1974, il Santo Padre stesso, tenendo in considerazione le proposizioni sinodali e le relazioni finali, scrisse l’Esortazione Apostolica “Evangelii nuntiandi”. Lo stesso processo è stato seguito nelle altre Assemblee Sinodali Generali Ordinarie (1977, 1980, 1983, 1987, 1990, 1994, 2001), alle quali sono associate le Esortazioni apostoliche seguenti, rispettivamente Catechesi tradendæ, Familiaris consortio, Reconciliatio et pænitentia, Christifideles laici, Pastores dabo vobis, Vita Consecrata e Pastores gregis. Al termine dell’Assemblea Speciale per l’Africa (1994), il Santo Padre promulgò l’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Africa che ha ottenuto buoni risultati, incoraggiando la riflessione e le iniziative pastorali nel continente. Nel maggio 1997, nel corso di una visita pontificia in Libano, fu pubblicata l’Esortazione Apostolica Postsinodale per l’Assemblea Speciale per il Libano (1995), Une espérance nouvelle pour le Liban, come parte integrante della fase celebrativa dell’Assemblea Speciale. Il 23 gennaio 1999, nel santuario di Nostra Signora di Guadalupe in Messico, fu promulgata dal Santo Padre l’Esortazione Apostolica Postsinodale per l’Assemblea Speciale per l’America Ecclesia in America. Il 6 novembre 1999 il Santo Padre firmò a Delhi, in India, l’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Asia. Poiché non fu possibile al Santo Padre, per motivi di salute, recarsi in Oceania, l’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Oceania fu pubblicata il 22 novembre 2001 durante una cerimonia, nella quale Sua Santità la trasmise per via elettronica a tutte le Chiese particolari in Oceania, con il risultato che essa divenne il primo documento pontificio inviato attraverso la rete elettronica. Il 28 giugno 2003, durante i Primi Vespri nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre firmò l’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Europa.
A partire dal Sinodo del 1987, vari Consigli della Segreteria Generale e il Segretario Generale sono stati collegialmente coinvolti nel processo che ha portato alla pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale, il documento pontificio risultante dal Sinodo. È interessante conoscere la storia e lo sviluppo di questi Consigli.
Fra la seconda e la terza assemblea sinodale, fu istituito un Consiglio consultivo per la Segreteria Generale, composto da 12 vescovi designati e da 3 di nomina pontificia. Tale Consiglio si riunì per la prima volta dal 12 al 15 maggio 1970; aveva il fine di facilitare la comunicazione con le conferenze episcopali e formulare l’ordine del giorno per l’assemblea successiva. Dopo questo incontro, ebbe inizio una consultazione dei vescovi di tutto il mondo volta a suggerire temi per le assemblee future (tale consultazione attualmente comincia nei giorni conclusivi dell’assemblea generale ordinaria). Da allora i consigli ordinari della Segreteria Generale, costituiti in ogni sinodo in vista della preparazione di quello successivo, sono diventati un elemento permanente del Segretariato Generale:
- II Consiglio Ordinario (6 novembre 1971 - 27 settembre 1974);
- III Consiglio Ordinario (26 ottobre 1974 - 30 settembre 1977);
- IV Consiglio Ordinario (29 ottobre 1977 - 26 settembre 1980);
- V Consiglio Ordinario (25 ottobre 1980 - 29 settembre 1983);
- VI Consiglio Ordinario (29 ottobre 1983 - 1 ottobre 1987);
- VII Consiglio Ordinario (30 ottobre 1987 - 30 settembre 1990);
- VIII Consiglio Ordinario (28 ottobre 1990 - 2 ottobre 1994);
- IX Consiglio Ordinario (29 ottobre 1994 - 25 aprile 2001);
- X Consiglio Ordinario (26 ottobre 2001 - 2 ottobre 2005).
Con l’avvento delle assemblee continentali o regionali, il Santo Padre decise di costituire durante le assemblee speciali Consigli post-sinodali mediante elezione e nomina pontificia. Di conseguenza, oltre al Consiglio post-sinodale ordinario, il Segretariato Generale dispone anche dei seguenti Consigli post-sinodali dalla loro data d’istituzione:
- Consiglio post-sinodale per i Paesi Bassi (31 gennaio 1980);
- Consiglio post-sinodale per l’Africa (8 maggio 1994);
- Consiglio post-sinodale per il Libano (14 dicembre 1995);
- Consiglio post-sinodale per l’America (12 dicembre 1997);
- Consiglio post-sinodale per l’Asia (14 maggio 1998);
- Consiglio post-sinodale per l’Oceania (11 dicembre 1998);
- Consiglio post-sinodale per l’Europa II (22 ottobre 1999).
Allo stesso modo, nella preparazione dell’assemblea speciale, il Santo Padre ha nominato un gruppo di vescovi, principalmente del continente e della regione in questione, a formare Consigli pre-sinodali. Questi Consigli durano dalla data della nomina fino al primo giorno dell’assemblea sinodale. Pertanto la lista dei Consigli pre-sinodali passati, in questa categoria, con le loro date di esistenza, è la seguente:
- Consiglio pre-sinodale per l’Africa (6 gennaio 1989 - 10 aprile 1994);
- Consiglio pre-sinodale per il Libano (24 gennaio 1992 - 26 novembre 1995);
- Consiglio pre-sinodale per l’America (12 giugno 1995 - 16 novembre 1997);
- Consiglio pre-sinodale per l’Asia (10 settembre 1995 - 19 aprile 1998);
- Consiglio pre-sinodale per l’Oceania (7 giugno 1996 - 22 novembre 1998);
- Consiglio pre-sinodale per l’Europa II (9 febbraio 1997 - 1 ottobre 1999).
Come si può osservare, la metodologia collegiale è operativa nella fase iniziale (attraverso la scelta del tema), durante la preparazione (mediante l’elaborazione del tema nei Lineamenta) e la celebrazione dell’assemblea sinodale, fino alla pubblicazione del documento che è il frutto e il coronamento del Sinodo stesso. È quindi possibile dire che il Sinodo opera come organo collegiale attraverso il quale nella prima fase vengono presi in considerazione le esperienze di fede e di vita delle comunità cristiane; in seguito, nelle sessioni plenarie questi elementi vengono riepilogati e illuminati dalla fede, e infine, in spirito di comunione, vengono formulate delle proposizioni che il Santo Padre, principio di unità della Chiesa, restituisce alle Chiese particolari proprio come il sangue ossigenato scorre nuovamente nelle arterie per vivificare il corpo umano.
Affinché questa collegialità possa esprimere pienamente il suo potenziale, deve esistere uno spirito altruista di collaborazione fra tutti coloro che sono chiamati a partecipare alla preparazione di un’assemblea sinodale, in particolare le Conferenze Episcopali che riuniscono i Pastori delle Chiese locali nelle quali la fede del Popolo di Dio è vissuta e sentita in tutta la sua forza e la sua ricchezza. La partecipazione collegiale delle Conferenze Episcopali si esprime concretamente soprattutto attraverso le risposte ai Lineamenta. Più Conferenze Episcopali rispondono, più saranno ricchi e vari gli elementi che, rispecchiando fedelmente la vita delle Chiese locali, costituiscono autentici punti di riferimento per la stesura dell’Instrumentum laboris e per la discussione nell’aula sinodale.

III
PROSPETTO DELLE ASSEMBLEE SINODALI

1. I Assemblea Generale Ordinaria

In sessione: 29 settembre - 29 ottobre 1967
Padri Sinodali: 197
Tema: “La preservazione ed il rafforzamento della fede cattolica, la sua integrità, il suo vigore, il suo sviluppo, la sua coerenza dottrinale e storica”

Papa Paolo VI ne fissò lui stesso gli scopi: “...la preservazione ed il rafforzamento della fede cattolica, la sua integrità, il suo vigore, il suo sviluppo, la sua coerenza dottrinale e storica”. Uno dei risultati dell’assemblea è stata la raccomandazione da parte dei Padri sinodali, considerando la diffusione dell’ateismo, della crisi della fede e delle opinioni teologiche erronee nel mondo, di istituire una commissione internazionale di teologi per aiutare la Congregazione per la Dottrina della Fede, come pure per allargare un dibattito sugli approcci della ricerca teologica. La Commissione Teologica Internazionale fu effettivamente istituita da Papa Paolo VI nel 1969.
Il Sinodo chiese anche una revisione del Codice di Diritto Canonico del 1917 con l’intenzione di dargli un carattere più pastorale e moderno nella sua formulazione. Il lavoro fu iniziato da Papa Paolo VI e portato a compimento sotto Papa Giovanni Paolo II con la promulgazione nel 1983 del nuovo Codice di Diritto Canonico.
Altre questioni pastorali vennero discusse e sottoposte al Santo Padre sotto forma di raccomandazioni: le Conferenze Episcopali dovevano avere un maggior controllo sui seminari nelle loro rispettive aree; vennero raccomandate e approvate dal Papa nel 1970 delle procedure concernenti i matrimoni misti; venne data l’approvazione al Nuovo Ordo della Messa che è diventato effettivo nel 1969.

2. I Assemblea Generale Straordinaria

In sessione: 11 ottobre-28 ottobre 1969
Padri sinodali: 146
Tema: “La cooperazione tra la Santa Sede e le Conferenze Episcopali”

Questa assemblea straordinaria aveva all’ordine del giorno la ricerca e lo studio di vie e mezzi per mettere in pratica la collegialità dei vescovi con il Papa, un tema al quale venne data grande attenzione nelle dichiarazioni sulla Chiesa formulate durante il Concilio Vaticano II. Quest’assemblea ha aperto la via ad una più vasta partecipazione dei vescovi con il Papa e dei vescovi tra loro alla cura pastorale della Chiesa universale.
In questa assemblea l’enfasi fu posta principalmente su due punti fondamentali: 1. la collegialità dei vescovi con il Papa; 2. le Conferenze Episcopali nella loro relazione con il Papa e con i singoli vescovi. Varie raccomandazioni vennero presentate al Santo Padre e tre di esse vennero immediatamente prese in considerazione: 1. che il Sinodo si riunisse ad intervalli regolari: prima ogni 2 anni, in seguito ogni 3 anni; 2. che la Segreteria Generale potesse procedere ad un lavoro organizzato e funzionale nel tempo fra le sessioni sinodali; 3. che fosse permesso ai Padri sinodali di suggerire argomenti per le future assemblee.

Un Consiglio della Segreteria venne istituito tra la seconda e la terza assemblea sinodale, composto da 12 vescovi eletti e da 3 designati dal Santo Padre. Il Consiglio si riunì per la prima volta dal 12 al 15 maggio del 1970 con l’intento di facilitare le relazioni con le Conferenze Episcopali e di formulare l’ordine del giorno dell’assemblea successiva. Dopo questa riunione cominciò la consultazione generale dei vescovi di tutto il mondo per fissare il tema delle future assemblee. Questa consultazione ora comincia negli ultimi giorni dell’assemblea sinodale. Da allora il Consiglio della Segreteria Generale, eletto da ogni Sinodo in vista della preparazione del Sinodo successivo, è divenuto un aspetto permanente della Segreteria Generale.

3. II Assemblea Generale Ordinaria

In sessione: 30 settembre - 6 novembre 1971 (la più lunga fino ad oggi)
Padri sinodali: 210
Tema: “Il sacerdozio ministeriale e la giustizia nel mondo”

I Padri sinodali in tale circostanza discussero del sacerdozio ministeriale e della giustizia nel mondo. Durante la discussione i Padri sinodali elogiarono la dedizione dei sacerdoti in tutto il mondo nel loro ministero della Parola e dei sacramenti, come pure la loro opera pastorale nell’apostolato. Nello stesso tempo, la discussione si incentrò sulle varie difficoltà che i sacerdoti incontravano nel loro ministero.
I Padri sinodali, inoltre, parlarono del tema della giustizia ribadendo la necessità di riferire il Vangelo alle circostanze mondiali e locali. Come risposta, essi abbozzarono un programma di 8 punti per un’azione internazionale e raccomandarono che la Chiesa a livello locale incoraggiasse l’educazione e la collaborazione ecumenica nel campo della giustizia.

4. III Assemblea Generale Ordinaria

In sessione: 27 settembre - 26 ottobre 1974
Padri sinodali: 209
Tema: “L’evangelizzazione nel mondo moderno”

In questa assemblea i Padri sinodali misero di nuovo in rilievo l’essenziale carattere missionario della Chiesa e il dovere di ogni membro della Chiesa di recare testimonianza a Cristo in tutto il mondo. In questo contesto, l’allora popolare argomento di “liberazione” fu collegata all’opera di evangelizzazione tesa a liberare popoli e individui dal peccato. Le raccomandazioni e le proposte che i Padri sinodali sottoposero al Santo Padre furono utilizzate nella formulazione dell’Esortazione Apostolica “Evangelii nuntiandi” dell’8 dicembre 1975.

5. IV Assemblea Generale Ordinaria

In sessione: 30 settembre - 29 ottobre 1977
Padri sinodali: 204
Tema: “La catechesi nel nostro tempo”

I Padri sinodali trattarono il tema della catechesi nel nostro tempo con particolare riferimento ai bambini e ai giovani. Essi presentarono al Papa una serie di 34 proposte o proposizioni e più di 900 suggerimenti sul tema in questione. Nelle proposizioni furono trattate 6 aree generali: l’importanza del rinnovamento catechetico, la natura della vera catechesi, le persone coinvolte nella catechesi, la necessità continua di una catechesi per tutti i cristiani; i mezzi o i canali della catechesi e gli aspetti particolari relativi alla catechesi.
In quella occasione i Padri sinodali, per la prima volta, pubblicarono una dichiarazione sinodale intitolata Messaggio al Popolo di Dio. I Padri sinodali in tale Messaggio ribadirono che Cristo è il centro della salvezza e quindi della catechesi. Allo stesso tempo misero in evidenza che tutti i cristiani hanno la responsabilità di portare Cristo al mondo. Poco dopo la conclusione di questo Sinodo, Papa Giovanni Paolo II pubblicò l’Esortazione Apostolica “Catechesi tradendae” del 17 ottobre 1979, che si avvalse di un gran numero di riflessioni e di proposte dei Padri sinodali.

6. Assemblea Speciale per i Paesi Bassi

In sessione: 14-31 gennaio 1980
Padri sinodali: 19
Tema: “La situazione pastorale nei Paesi Bassi”

Il “Sinodo particolare per i Paesi Bassi” o il cosiddetto "Sinodo Olandese", come viene chiamato, è di fatto, secondo il Codice di Diritto Canonico (can. 345) promulgato nel 1983, la Prima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi. Questa Assemblea sinodale, svoltosi in Vaticano, trattò della concezione del Concilio Vaticano II del mistero della comunione della Chiesa e delle sue implicazioni pratiche, sia nell’ambito locale che in quello universale, concentrandosi sulla figura del vescovo come Maestro della Fede e Pastore delle anime, nella sua diocesi e nella Conferenza Episcopale.
Alla sua conclusione l’assemblea adottò risoluzioni concernenti il sacerdozio ministeriale, la vita religiosa, la partecipazione del laicato alla missione della Chiesa, i sacramenti, l’Eucaristia e la confessione, la liturgia, la catechesi e l’ecumenismo, tutto fondato sugli insegnamenti del Concilio Vaticano II. Un Consiglio sinodale, appositamente costituito alla fine di questa Assemblea sinodale, si riunisce periodicamente con la Segreteria Generale per continuare a valutare la situazione pastorale e per promuovere l’applicazione delle risoluzioni sinodali. Anche se, tecnicamente, questo Sinodo sia ancora vigente, esso non si è più riunito dal 10 -11 novembre 1995.

7. V Assemblea Generale Ordinaria

In sessione: 26 settembre - 25 ottobre 1980
Padri sinodali: 216
Tema: “La famiglia cristiana”

Questo particolare Sinodo riaffermò l’insegnamento della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio e i contenuti dell'Enciclica Humanae vitae. I Padri sinodali durante questa Assemblea redassero un Messaggio alle famiglie cristiane nel mondo moderno e proposero una Carta dei diritti della famiglia, che Papa Giovanni Paolo II concretizzò il 22 ottobre 1983. Il Papa pubblicò anche l’Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio” del 22 novembre 1981, frutto della discussione e delle proposte dell’assemblea.

8. VI Assemblea Generale Ordinaria

In sessione: 29 settembre - 29 ottobre 1983
Padri sinodali: 221
Tema: “La penitenza e la riconciliazione nella missione della Chiesa”

L’Assemblea sinodale e il tema coincisero con l’Anno Santo “straordinario” proclamato dal Santo Padre per commemorare il 1950̊ anniversario della Redenzione del mondo mediante la morte di Cristo. Durante l’assemblea i Padri sinodali trattarono gli argomenti inerenti al tema mettendo in luce la necessità di applicare i frutti della Redenzione di Cristo alla vita di ogni persona e quindi alla società. In un documento pubblicato dall’assemblea i Padri sinodali invitarono il mondo alla “riconciliazione” e proclamarono “la Chiesa come sacramento di riconciliazione e segno della misericordia di Dio per il peccatore”. Il lavoro svolto dai Padri sinodali durante questo Sinodo servì da base all’Esortazione Apostolica post-sinodale “Reconciliatio et paenitentia” del 2 dicembre 1984, che per la prima volta venne chiamato documento “post-sinodale”.

9. II Assemblea Generale Straordinaria

In sessione: 24 novembre - 8 dicembre 1985
Padri sinodali: 165
Tema: “XX anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II”

Convocato come straordinario da Papa Giovanni Paolo II, questa Assemblea sinodale commemorò il XX anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II e valutò il livello di rinnovamento della Chiesa. Secondo lo statuto questo Sinodo riunì tutti i Presidenti delle oltre cento Conferenze Episcopali del mondo intero ed altre persone.
Le discussioni s’incentrarono sui documenti del Concilio Vaticano II e sulla loro applicazione nella Chiesa in tutto il mondo. In questa assemblea i Padri sinodali redassero un Rapporto finale (Relatio finalis), diffuso nella sessione di chiusura, insieme al Nuntius o Messaggio al Popolo di Dio. In risposta alla proposta dei Padri sinodali in questa assemblea, il Santo Padre autorizzò la compilazione e la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, diffuso nel 1992. Nello stesso tempo, l’Assemblea “… chiedeva uno studio più completo e più approfondito dello statuto teologico e conseguentemente dello statuto giuridico delle Conferenze Episcopali e soprattutto della questione della loro autorità dottrinale, alla luce del n. 38 del decreto conciliare Christus Dominus e dei canoni 447 e 753 del Codice di Diritto Canonico (Relatio Finalis, II, C, 8,b)”. Questo è stato fatto nella Lettera Apostolica Motu proprio di Giovanni Paolo II sulla natura teologica e giuridica delle conferenze episcopali (21 maggio 1998), 7.

10. VII Assemblea Generale Ordinaria

In sessione: 1 - 30 ottobre 1987
Padri sinodali: 232
Tema: “La vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo”

Attraverso la riflessione sul duplice aspetto della vocazione ("essere") e della missione ("agire") nel contesto della Chiesa comunione, i Vescovi cercarono di rimarcare la natura propria del fedele laico nella vita della Chiesa, a motivo della sua partecipazione o della sua comunione nella santità, e nel compito della Chiesa di evangelizzare il mondo, in virtù del suo carattere secolare. Visto l'argomento, questo Sinodo registrò una significativa presenza di laici come Uditori; alcuni laici furono invitati a parlare all’Assemblea Generale e a esprimere pareri nei Circoli Minori e per la prima volta una donna e un uomo laici ricoprirono l’ufficio di Segretari Speciali Aggiunti. Le informazioni risultanti dal Sinodo, in particolare le 54 proposizioni dell’Assemblea Generale, furono utilizzate per la formulazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Christifideles laici” del 30 dicembre 1988.

11. VIII Assemblea Generale Ordinaria

In sessione: 30 settembre - 28 ottobre 1990
Padri sinodali: 238
Tema: “La formazione dei Sacerdoti nelle circostanze attuali”

Tenendo conto del lavoro della Seconda Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (1971), che trattò dal punto di vista teologico il sacerdozio e le sue implicazioni nel ministero sacerdotale, questo Sinodo ebbe un carattere più pastorale, incentrandosi sulla formazione sacerdotale e sulla “persona” del sacerdote stesso, sia diocesano che religioso, prima e dopo l’ordinazione. Nelle sessioni degno di nota fu il generale accordo fra i Padri sinodali nella loro discussione e nel loro trattamento del tema. Alla fine del Sinodo, i Padri sinodali presentarono al Santo Padre 41 proposizioni, che, insieme ad altre informazioni risultanti dal processo sinodale, servirono per la preparazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Pastores dabo vobis” del 25 marzo 1992.

12. I Assemblea Speciale per l'Europa

In sessione: 28 Novembre - 14 Dicembre 1991
Padri sinodali: 137
Tema: “Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberato”

Il 22 aprile 1990 durante la sua visita apostolica in Cecoslovacchia, nella città di Velehrad, presso la tomba di S. Metodio, compatrono d’Europa con i Santi Cirillo e Benedetto, il Santo Padre manifestò il suo desiderio di convocare un’Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, per discernere il “kairos” della situazione creata dai grandi cambiamenti verificatisi in Europa e per valutare il ruolo della Chiesa negli sforzi di rinnovamento e di ricostruzione compiuti nel continente. La natura speciale del Sinodo e il suo breve periodo di preparazione hanno richiesto varie modifiche delle procedure sinodali, p.es., invece dei documenti Lineamenta e Instrumentum laboris sono state preparate una breve Guida per la riflessione (Itinerarium) e una Sintesi (Summarium); furono introdotti criteri speciali per i delegati episcopali anche per permettere una più ampia rappresentanza di vescovi dell’Europa centrale e orientale, ecc.
Uno dei più importanti eventi nella preparazione fu un Simposio pre-sinodale promosso dal Pontificio Consiglio per la Cultura. In esso si riunirono gli intellettuali dell’Europa orientale e occidentale per una riflessione comune sul tema del Sinodo. Allo stesso tempo, rappresentanti dalla Chiesa ortodossa e delle altre principali comunità cristiane in Europa furono invitati nello spirito ecumenico a partecipare per la prima volta ad un’assemblea sinodale come “Delegati fraterni”.
Il lavoro dell’assemblea speciale culminò nella pubblicazione di una Dichiarazione, nella quale i Padri sinodali delinearono un programma per la nuova evangelizzazione dell’Europa e lanciarono un appello a tutti i cittadini europei a favore della solidarietà universale. In seguito, un gruppo di membri dell’assemblea speciale fu incaricato di individuare il modo migliore per mettere in atto le conclusioni della Dichiarazione mediante un rafforzamento del Concilium Conferentiarum Episcopalium Europae (CCEE) alla luce delle circostanze del momento.

13. Assemblea Speciale per l’Africa

In sessione: 10 aprile - 8 maggio 1994
Padri sinodali: 242
Tema: “La Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso l’anno 2000: ‘Sarete miei testimoni’ (At 1, 8)”

Il 6 gennaio 1989 il Santo Padre annunciò la sua intenzione di convocare questa Assemblea Speciale e istituì una commissione ante-preparatoria, formata principalmente da membri dell’Episcopato Africano. Nel giugno seguente questo gruppo fu allargato per costituire il Consiglio della Segreteria Generale e fu incaricato di contribuire alla preparazione dell’assemblea sinodale. In occasione dell’incontro dei rappresentanti dell’Episcopato Africano a Lomé, in Togo, nel luglio del 1990, furono pubblicati i Lineamenta, che “delineavano” l’argomento del Sinodo, dando inizio a un periodo di preghiera e di riflessione a livello locale. Le risposte delle Chiese locali furono utilizzate per formulare l’Instrumentum laboris, diffuso durante la Nona Visita Pastorale del Santo Padre in Africa, a Kampala, Uganda, nel febbraio del 1993.
Utilizzando questo documento come punto di riferimento, i Padri sinodali trattarono nella sessione che durò un mese il tema generale dell’evangelizzazione nelle seguenti prospettive: 1. Proclamazione del messaggio; 2. Inculturazione; 3. Dialogo; 4. Giustizia e pace; 5. Mezzi di comunicazione sociale.
Oltre all’animato e approfondito dibattito del tema durante le varie fasi dell’attività sinodale, un evento significativo dell’assemblea speciale furono le cerimonie di apertura e di chiusura, che incorporarono molti elementi della tradizione liturgica africana.
Fra i documenti emanati dall’assemblea speciale vi furono un lungo Messaggio al Popolo di Dio, distribuito al termine dell’assemblea speciale, e l’Esortazione Apostolica post-sinodale “Ecclesia in Africa” del 14 settembre 1995, firmata e presentata alla Chiesa durante la Visita sinodale del Santo Padre in Africa, dal 14 al 20 settembre 1995, per la fase celebrativa dell’assemblea speciale.
Un Consiglio post-sinodale eletto dall’assemblea speciale continua a offrire assistenza alla Segreteria Generale. Il suo compito è quello di valutare l’impatto e l’attuazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale a livello della Chiesa locale. Il Consiglio ha redatto una relazione che è stata inviata a tutti i vescovi in Africa, ai capi dei Dicasteri della Curia Romana e ai Presidenti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo, oltre che ad altre parti interessate. . Questo Consiglio si riunisce periodicamente per esaminare la situazione, aggiornare i dati e incoraggiare i vescovi dell’Africa nell’applicazione dei ricchi contenuti del documento.
Il 13 novembre 2004, nel corso del Simposio dei Vescovi di Africa ed Europa tenutosi a Roma, Papa Giovanni Paolo II, “accogliendo le aspirazioni del Consiglio Post-Sinodale” ha annunciato la convocazione di una Seconda Assemblea Speciale per l’Africa che possa rispondere alle “speranze dei Pastori africani”. Nel corso dell’Udienza Generale del 22 giugno 2005 Papa Benedetto XVI ha confermato tale decisione “presa dal mio venerato predecessore”. Sia la data che il tema di questa Seconda Assemblea Speciale sono ancora da definire.

14. IX Assemblea Generale Ordinaria

In sessione: 2 - 29 ottobre 1994
Padri sinodali: 245
Tema: “La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo”

Il 30 dicembre 1991 il Santo Padre annunciò la convocazione di una assemblea sinodale sul tema della vita consacrata. Alcuni hanno interpretato questo gesto come una conclusione logica della trattazione degli stati di vita nella Chiesa, iniziata nelle due assemblee ordinarie precedenti sul laicato e sul sacerdozio. Il periodo di preghiera e di riflessione che precede l’assemblea sinodale fu particolarmente fecondo, dando luogo a intensi scambi non soltanto negli istituti di vita consacrata e nelle società di vita apostolica, ma anche in organismi nazionali e internazionali, per non parlare delle diverse iniziative individuali e di gruppo con la gerarchia della Chiesa e i vari dicasteri della Curia Romana. I Padri sinodali trattarono un gran numero di argomenti inerenti al tema e ascoltarono attentamente i numerosi interventi degli auditori.
Degni di nota furono la partecipazione di un elevato numero di Padri sinodali appartenenti a congregazioni religiose, la nomina di una religiosa e di un religioso come Segretari Speciali Aggiunti e di un numero elevato di donne e uomini dediti alla vita consacrata come Esperti e Uditori. Il 25 marzo 1996 è stata pubblicata l’Esortazione Apostolica post-sinodale “Vita consecrata”.

15. Assemblea Speciale per il Libano

In sessione: 26 novembre - 14 dicembre 1995
Padri sinodali: 69
Tema: “Cristo è la nostra speranza: rinnovati dal suo Spirito, solidali testimoniamo il suo amore”

Visti i particolari bisogni della Chiesa in Libano, dovuti al lungo periodo di guerra, il Santo Padre, il 6 giugno 1991 annunciò la sua intenzione di convocare un’Assemblea Speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi. Dopo alcune riunioni preliminari con i Patriarchi delle Chiese Orientali in Libano, nel gennaio del 1992 fu costituito un Consiglio di dieci membri, rappresentanti delle sei Chiese cattoliche sui iuris in Libano, per partecipare al necessario lavoro di preparazione. Allo stesso tempo, fu nominato un vescovo libanese come coordinatore “in loco”.
I Lineamenta dell’Assemblea Speciale furono pubblicati il 13 marzo 1993, dando inizio alla fase di preghiera e di riflessione sul tema sinodale da parte delle diocesi locali e dei vari organismi ecclesiali in Libano, periodo che durò fino al 1̊ novembre 1994. Le risposte ai Lineamenta furono inserite nell’Instrumentum laboris che servì da punto di riferimento durante l’Assemblea sinodale. Il 12 dicembre fu distribuita ai Padri Sinodali una versione annotata del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, pubblicata sotto gli auspici del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi.
Il 10 maggio 1997 l’Esortazione Apostolica post-sinodale “Una speranza nuova per il Libano” fu pubblicata in occasione della Visita del Santo Padre in Libano per la fase celebrativa dell’Assemblea Speciale. Una traduzione araba del documento, preparata dall’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi in Libano (A.P.E.C.L.), fu pubblicata nel 1998. Il Consiglio post-sinodale, frutto di questa assemblea speciale, continua a tenere incontri per valutare l’impatto e l’applicazione dell’Esortazione Apostolica in Libano. A questo proposito è stato preparato un Bilancio, che poi è stato inviato nel 2003 alla Gerarchia del Libano, ai Capidicastero della Curia Romana, ai Patriarchi, agli Arcivescovi maggiori e ai Metropoliti delle Chiese orientali sui iuris, ai Presidenti delle Conferenze episcopali del mondo e agli altri organismi interessati.

16. Assemblea Speciale per l’America

In sessione: 16 novembre - 12 dicembre 1997
Padri Sinodali: 233
Tema: “Incontro con Gesù Cristo vivo: il cammino per la conversione, la comunione e la solidarietà in America”

Nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente, il Santo Padre ha espresso il suo desiderio di continuare il movimento sinodale a livello continentale, iniziato dalle Assemblee Speciali per l’Europa (1991) e per l’Africa (1994), e di convocare speciali assemblee sinodali, includendo l’Assemblea Speciale per l’America, come parte del programma che porterà alla celebrazione del Grande Giubileo dell’Anno 2000. Il 12 giugno 1995 è stato nominato un Consiglio pre-sinodale per collaborare alla preparazione dell’assemblea speciale. Con la sua assistenza, i Lineamenta furono pubblicati il 3 settembre 1996 e l’Instrumentum laboris il 10 settembre 1997.
Durante l’assemblea, i Padri sinodali esaminarono i diversi aspetti della vita ecclesiale e della società nel continente americano e ricercarono il modo e i mezzi migliori per permettere al popolo d’America d’incontrarsi con Gesù Cristo. A tal fine, affrontarono il rapporto fra Vangelo e cultura e gli importanti concetti di conversione, comunione e solidarietà, per rispondere alle grandi sfide della società contemporanea nel continente. Al termine dell’assemblea speciale i Padri sinodali pubblicarono il consueto Nuntius o Messaggio al Popolo di Dio.
Un Consiglio post-sinodale, eletto durante l’assemblea, si è riunito in varie occasioni per valutare i risultati del Sinodo e assistere il Santo Padre nella redazione dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale “Ecclesia in America” del 22 gennaio 1999, promulgata dal Santo Padre il 23 gennaio 1999, durante la fase celebrativa dell’assemblea speciale a Città del Messico. Il giorno successivo, molti partecipanti sinodali provenienti da tutte le parti del continente hanno partecipato alla Liturgia Eucaristica celebrata nel Santuario di Nostra Signora di Guadalupe.
In seguito, il Consiglio post-sinodale ha tenuto vari incontri per verificare l’applicazione del documento e per incoraggiare i vescovi nelle loro iniziative nel Continente in risposta al documento post-sinodale. Nel 2002 su questo argomento si preparò un Bilancio, che venne spedito a ciascuno dei membri della gerarchia in America, ai Capidicastero della Curia Romana, ai Patriarchi, agli Arcivescovi Maggiori e Metropoliti della Chiese orientali sui iuris, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo e agli altri organismi interessati.

17. Assemblea Speciale per l’Asia

In sessione: 19 aprile - 14 maggio 1998
Padri Sinodali: 191
Tema: “Gesù Cristo il Salvatore e la sua missione di amore e servizio in Asia: ‘Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza’ (Gv 10, 10)”

Nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente, il Santo Padre rese pubblica l’intenzione di celebrare Assemblee Speciali del Sinodo dei Vescovi per i continenti, come parte della preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000. Il 10 settembre 1995, il Santo Padre ha costituito un Consiglio pre-sinodale per l’Assemblea Speciale per l’Asia, formato principalmente da cardinali, arcivescovi e vescovi dell’Asia. Fra i loro compiti vi era quello di assistere la Segreteria Generale nella stesura dei Lineamenta diffusi il 3 settembre 1996 e dell’Instrumentum laboris pubblicato il 13 febbraio 1998.
Durante l’assemblea speciale i Padri sinodali, tenendo conto del fatto che la Chiesa è un piccolo ma vivace gregge nel continente asiatico, dove sono presenti le Grandi Religioni del Mondo, hanno concentrato la loro attenzione sulla unicità della persona di Gesù il Salvatore e sul suo dono della vita in abbondanza visto nel contesto del piano della Chiesa di una nuova evangelizzazione. Un’attenzione particolare è stata rivolta al modo in cui la Chiesa, in un piano pastorale concreto, può continuare la missione del Signore di amore e di servizio in Asia. Alla fine, i Padri sinodali hanno pubblicato un Nuntius o “Messaggio al Popolo di Dio” in cui vengono trattati vari punti del tema sinodale.
L’Assemblea elesse un Consiglio Postsinodale, riunitosi poi ad intervalli regolari. Esso ha collaborato nell’analisi delle raccomandazioni dell’Assemblea Speciale e nella redazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Ecclesia in Asia” è stata firmata dal Santo Padre il 6 novembre 1999 nella Cattedrale del Sacro Cuore, durante la fase celebrativa dal 5 all’8 novembre 1999 a New Delhi, in India. In seguito, il Consiglio post-sinodale si è riunito periodicamente per valutare la distribuzione e l’applicazione del documento nella Chiesa in Asia. Nel 2002 è stato preparato un Bilancio, spedito poi a ciascun membro della gerarchia in Asia, ai Capidicastero della Curia Romana, ai Patriarchi, agli Arcivescovi Maggiori e Metropoliti delle Chiese Orientali sui iuris, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo e agli altri organismi interessati.

18. Assemblea Speciale per l’Oceania

In sessione: 22 novembre - 12 dicembre 1998
Padri Sinodali: 117
Tema: “Gesù Cristo: seguire la sua Via, proclamare la sua Verità, vivere la sua Vita: una chiamata per i popoli dell’Oceania”

L’Assemblea Speciale per l’Oceania è stata la terza assemblea sinodale continentale o regionale nella serie annunciata dal Santo Padre con la lettera apostolica Tertio millennio adveniente, come parte della preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000. Il 7 giugno 1996, il Santo Padre ha nominato il Consiglio pre-sinodale costituito principalmente dai vescovi dell’Oceania. Questo Consiglio ha tenuto tre incontri, il primo dei quali è stato dedicato alla stesura del testo dei Lineamenta, successivamente completato e inviato alle parti interessate; durante il secondo incontro, tenutosi a Wellington (Nuova Zelanda) dal 26 al 28 agosto 1997, è stato trattato il tema dei criteri per la partecipazione e durante il terzo, svoltosi dal 10 al 12 marzo 1998, è stato completato il testo dell’Instrumentum laboris e ci si è occupati dei dettagli connessi alla preparazione dell’assemblea speciale.
Caratteristica unica di questa assemblea sinodale è stato il fatto che vi avrebbero partecipato tutti i vescovi della regione come membri ex-officio. Per ridurre le difficoltà del viaggio e limitare l’assenza dei vescovi dalle loro Chiese locali, sono stati presi provvedimenti per compiere le abituali visite ad limina in concomitanza con l’assemblea speciale. Nonostante le grandi differenze inerenti alle situazioni pastorali della regione, durante i lavori sinodali sono emerse molte preoccupazioni comuni, per esempio l’inculturazione del Vangelo, la rinnovata attenzione per la catechesi e la formazione, il rafforzamento della fede dei credenti, la cura pastorale dei giovani, dei migranti e delle popolazioni indigene, ecc., il tutto incentrato sulla persona di Cristo, la via, la verità e la vita.
L’11 dicembre 1998 un Consiglio post-sinodale è stato composto da membri eletti dall’assemblea sinodale e di nomina pontificia. Il Consiglio ha tenuto alcuni incontri per discutere la reazione all’assemblea speciale e per collaborare alla stesura da parte del Santo Padre dell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Ecclesia in Oceania”, promulgata il 22 novembre 2001 con un’importante cerimonia storica, durante la quale il documento fu inviato simultaneamente attraverso internet a tutte le diocesi della regione. Ecclesia in Oceania è divenuta il primo documento pontificio dell’era elettronica ad essere trasmesso con internet.
Nel 2003 il Consiglio Post-sinodale si è riunito per iniziare il processo di esame dell’influsso e dell’applicazione di Ecclesia in Oceania nella regione. A questo scopo è stato messo a punto un questionario che è stato successivamente inviato a tutti i Vescovi dell’Oceania. E’ stato previsto che il Consiglio Speciale esaminerà gli esiti di questa consultazione nel corso della sua prossima riunione che si terrà nell’estate del 2006 nelle isole Figi, in contemporanea con l’Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Oceania.

19. II Assemblea Speciale per l’Europa

In Sessione: 1 - 23 ottobre 1999
Padri sinodali: 117
Tema: “Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa”

La II Assemblea Speciale per l’Europa è l’ultima della serie di assemblee sinodali continentali convocate dal Santo Padre nella sua Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente come parte della preparazione al Grande Giubileo dell’anno 2000. Sebbene la I Assemblea Speciale per l’Europa fosse stata celebrata nel 1991, meno di un decennio prima, le nuove situazioni sociali e culturali, presenti nel continente sulla scia dei cambiamenti politici verificatisi nell’Est, hanno suscitato sfide pastorali tali da rendere particolarmente opportuna la convocazione della II Assemblea Speciale per l’Europa.
Il 9 febbraio 1997 il Santo Padre nominò i membri del Consiglio Presinodale per favorire la preparazione di questa assemblea speciale. Esso, con l’aiuto della Segreteria Generale e di teologi provenienti da diverse parti dell’Europa, pubblicò i Lineamenta (primavera del 1998) e l’Instrumentum laboris (21 giugno 1999) dell’Assemblea Speciale.
Nel corso della Seconda Assemblea Speciale i Padri Sinodali esaminarono le diverse realtà della Chiesa in Europa e il momento storico particolare del progetto di unificazione del continente. Il tema di Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, dominò il dibattito sinodale sulle radici culturali del continente, conservando nello stesso tempo una vena di speranza per la costruzione di una nuova Europa fondata sulla fede.
Il Consiglio Post-sinodale, eletto durante l’assemblea, si è riunito diverse volte per analizzare i risultati del sinodo e contribuire alla redazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale “Ecclesia in Europa” promulgata in Vaticano il 28 giugno 2003 durante i Primi Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo.
Nel 2004 il Consiglio Postsinodale ha avviato il processo di esame dell’influsso e dell’applicazione di Ecclesia in Europa nel continente. A tal proposito è stato redatto un questionario che è stato inviato alle Conferenze episcopali e alle organizzazioni continentali europee al fine di dotare tali organismi di un rapporto in sintesi delle iniziative e dei proprammi, messi a punto o in via di realizzazione, della Chiesa in Europa.

20. X Assemblea Generale Ordinaria

In Sessione: 30 settembre - 27 ottobre 2001
Tema: “Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo”

In preparazione della X Assemblea Generale Ordinaria, il IX Consiglio Ordinario della Segreteria Generale si è riunito periodicamente per assistere nel processo di consultazione per definire il tema e ha collaborato nella redazione dei Lineamenta, inviati il 16 giugno 1998 ai vescovi del mondo e a coloro che vengono di consueto contattati per risposte ufficiali. Queste risposte sono state analizzate in seguito e tenute in considerazione nel lavoro del Consiglio per la redazione dell’Instrumentum laboris, che è stato reso noto il 1̊ giugno 2001.
Durante l’assemblea sinodale i Padri Sinodali hanno concentrato la loro attenzione sulla persona e il compito dei vescovi nelle loro diocesi all’inizio del terzo millennio.
Il 26 ottobre 2001 l’assemblea sinodale elesse i membri del Decimo Consiglio ordinario della Segreteria Generale, al quale il Santo Padre aggiunse tre membri da lui nominati. Nelle riunioni successive il Consiglio esaminò il materiale risultante dal professo sinodale e particolarmente le Propositiones del sinodo, per assistere il Santo Padre nella redazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale “Pastores gregis”, promulgata il 16 ottobre 2003, in congiunzione con il 25̊ anniversario dell’elezione del Santo Padre.

21. Undicesima Assemblea Generale Ordinaria

In sessione (previsto): 2 - 29 ottobre 2005
Tema: “L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”

Il 29 novembre 2003, considerando il parere dei membri del Decimo Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, ispirato alla consultazione delle Conferenze Episcopali del mondo e degli altri interessati, il Santo Padre decise di convocare l’Undicesima Assemblea Generale Ordinaria per trattare il tema dell’Eucaristia. Il fatto che la scelta del Santo Padre sopraggiunga poco tempo dopo la pubblicazione della sua Enciclica sul medesimo soggetto merita una certa attenzione. Infatti, questa assemblea sinodale è convocata dal Santo Padre per ricevere le riflessioni pastorali dei vescovi del mondo su un argomento capitale per la vita e la missione della Chiesa.
I Lineamenta, redatti dal Decimo Consiglio Ordinario della Segreteria Generale con l’aiuto di teologi, sono stati inviati il 31 marzo 2004 alle Conferenze Episcopali, alle Chiese Orientali sui iuris, ai Capi dicastero della Curia Romana, all’Unione dei Superiori Generali e a tutti gli altri interessati. Nel corso di una successiva riunione, il Consiglio ha analizzato le risposte ai quesiti dei Lineamenta e, sempre con l’ausilio di esperti, ha redatto l’Instrumentum Laboris, che è stato pubblicato il 7 luglio 2005. Nel corso del’Assemblea sinodale questo documento rappresenterà il punto di riferimento nel trattare un argomento così importante per la vita e la missione della Chiesa.

[A cura della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi - Testo originale in inglese - Traduzione non ufficiale di lavoro a cura della Sala Stampa della Santa Sede]

IV. DOCUMENTI UFFICIALI

IV.1. CODICE DI DIRITTO CANONICO (CC. 342-348)

Il Sinodo dei Vescovi è nato in virtù del Motu proprio di Paolo VI "Apostolica sollicitudo" del 15 settembre 1965. È un documento emanato per esclusiva iniziativa del Papa. Le disposizioni di questa lettera apostolica sono state accolte nei canoni 342-348 del nuovo Codice di Diritto Canonico.

Canone 342 - Il Sinodo dei Vescovi è un'Assemblea di Vescovi i quali, scelti dalle diverse regioni dell'orbe, si riuniscono in tempi determinati per favorire una stretta unione fra il Romano Pontefice e i Vescovi stessi, e per prestare aiuto con il loro consiglio al Romano Pontefice nella salvaguardia e nell'incremento della fede e dei costumi, nell'osservanza e nel consolidamento della disciplina ecclesiastica e inoltre per studiare i problemi riguardanti l'attività della Chiesa nel mondo.

Canone 343 - Spetta al Sinodo dei Vescovi discutere sulle questioni proposte ed esprimere dei voti, non però dirimerle ed emanare decreti su tali questioni, a meno che in casi determinati il Romano Pontefice, cui spetta in questo caso ratificare le decisioni del Sinodo, non gli abbia concesso potestà deliberativa.

Canone 344 - Il Sinodo dei Vescovi è direttamente sottoposto all'autorità dell Romano Pontefice, al quale spetta propriamente:
1º convocare il sinodo ogni qualvolta lo ritenga opportuno e designare il luogo in cui tenere le assemblee;
2º ratificare l'elezione dei membri che, a norma del diritto peculiare, devono essere eletti, e altersì designare e nominare gli altri membri;
3º stabilire gli argomenti delle questioni da trattare in tempo opportuno, a norma del diritto peculiare, prima della celebrazione del Sinodo;
4º definire l'ordine dei lavori;
5º presiedere il Sinodo personalmente o attraverso altri;
6̊ concludere, trasferire, sospendere e sciogliere il Sinodo.

Canone 345 - Il Sinodo dei Vescovi può riunirsi in Assemblea generale, ordinaria o straordinaria, in cui vengono trattati argomenti che riguardano direttamente il bene della Chiesa universale, oppure può riunirsi in Assemblea speciale, in cui vengono trattati affari che riguardano direttamente una o più regioni determinate.

Canone 346 - § 1. Il Sinodo dei Vescovi che si riunisce in Assemblea generale ordinaria è composto di membri, la maggioranza dei quali Vescovi, che vengono eletti per le singole assemblee dalle Conferenze dei Vescovi, secondo le modalità determinate dal diritto peculiare del Sinodo; altri vengono deputati in forza del medesimo diritto, altri sono nominati direttamente dal Romano Pontefice; ad essi si aggiungono alcuni membri di Istituti religiosi clericali, eletti a norma del medesimo diritto peculiare.
§ 2. Il Sinodo dei Vescovi, riunito in Assemblea generale straordinaria per trattare affari che richiedono una soluzione sollecita, è composto di membri, la maggioranza dei quali Vescovi, deputati dal diritto peculiare del Sinodo in ragione dell'ufficio svolto; altri poi nominati direttamente dal Romano Pontefice; ad essi si aggiungono alcuni membri di Istituti religiosi clericali eletti a norma del medesimo diritto.
§ 3. Il Sinodo dei Vescovi che si riunisce in Assemblea speciale è composto soprattuto di membri scelti da quelle Regioni per le quali il Sinodo viene convocato, a norma del diritto peculiare da cui è retto il Sinodo.

Canone 347 § 1. Quando l'Assemblea del Sinodo dei Vescovi viene conclusa dal Romano Pontefice, cessa l'incarico affidato nel Sinodo stesso ai Vescovi e agli altri membri.
§ 2. Se la Sede Apostolica diviene vacante dopo la convocazione del Sinodo o durante la sua celebrazione, per il diritto stesso è sospesa l'Assemblea del Sinodo, come pure l'incarico assegnato in esso ai membri, finché il vuovo Pontefice non abbia deciso o il suo scioglimento o la sua continuazione.

Canone 348 § 1. Il Sinodo dei Vescovi ha una Segreteria Generale permanente presieduta dal Segreterio Generale, nominato dal Romano Pontefice, al quale è di aiuto il Consiglio di Segreteria composto di Vescovi, alcuni dei quali vengono eletti, a norma del diritto peculiare, dallo stesso Sinodo dei Vescovi, altri nominati dal Romano Pontefice; l'incarico di tutti costoro però cessa quando inizia la nuova Assemblea generale.
§ 2. Vengono inoltre costituiti per ogni Assemblea del Sinodo dei Vescovi uno o più Segretari speciali, nominati dal Romano Pontefice, i quali rimangono nell'ufficio affidato solo fino al termine dell'Assemblea del Sinodo.

IV.2. CODICE DEI CANONI DELLE CHIESE ORIENTALI (C. 46)


Canone 46 § 1. Nell'esercitare la sua funzione, il Romano Pontefice è assistito dai Vescovi che gli possono dare una collaborazione in varie maniere tra le quali vi è il Sinodo dei Vescovi; gli sono inoltre di aiuto i Padri Cardinali, la Curia Romana, i Legati pontifici, come pure altre persone e anche varie istituzioni secondo le necessità dei tempi; tutte queste persone e istituzioni adempiono l'incarico loro affidato in nome e con l'autorità dello stesso, per il bene di tutte le Chiese secondo le norme stabilite dal Romano Pontefice stesso.
§ 2. La partecipazione dei Patriarchi e di tutti gli altri Gerarchi, che presiedono le Chiese sui iuris, nel Sinodo dei Vescovi è regolata da norme speciali stabilite dallo stesso Romano Pontefice.

IV.3. LETTERA APOSTOLICA APOSTOLICA SOLLICITUDO (TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO INSTITUTIVO DEL SINODO DEI VESCOVI) DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II, 15 SETTEMBRE 1965 (TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO INSTITUTIVO DEL SINODO DEI VESCOVI PER LA CHIESA UNIVERSALE)

Lettera apostolica Motu proprio di Papa Paolo VI con il quale si istituisce il Sinodo dei Vescovi per la Chiesa universale (AAS 57 [1965], pp. 775-780).
La sollecitudine apostolica, con la quale, scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie ed i metodi del sacro apostolato alle accresciute necessità dei nostri giorni ed alle mutate condizioni della società, ci induce a rafforzare con più stretti vincoli la Nostra unione con i Vescovi "che lo Spirito Santo ha costituito...per governare la Chiesa di Dio" (At 20,28). A ciò siamo mossi non solo dal rispetto, dalla stima e dalla riconoscenza, con cui a buon diritto circondiamo tutti i Venerabili Fratelli nell'Episcopato, ma anche dal gravissimo onere di Pastore universale a Noi imposto, per il quale dobbiamo condurre il Popolo di Dio ai pascoli eterni. Infatti, in questa nostra età, veramente turbinosa e piena di pericoli, ma tanto largamente aperta ai soffi salutari della grazia divina, esperimentiamo ogni giorno quanto giovi al Nostro dovere apostolico una tale unione con i sacri Pastori, che perciò Noi intendiamo in ogni modo promuovere e favorire, "affinché -come altrove abbiamo affermato - non Ci venga a mancare il sollievo della loro presenza, l'aiuto della loro prudenza ed esperienza, la sicurezza del loro consiglio, l'appoggio della loro autorità" (Discorso ai Padri conciliari a chiusura del terzo periodo (AAS, 56 [1964], p. 1011).
Perciò, soprattutto durante la celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, era naturale che nel Nostro animo restasse fermamente questa Nostra persuasione circa il tempo e la necessità di ricorrere sempre più all'aiuto dei Vescovi per il bene della Chiesa universale. Anzi il Concilio Ecumenico è stato anche la causa che Ci ha fatto concepire l'idea di istituire uno speciale consiglio permanente di sacri Pastori, e ciò affinché anche dopo il Concilio continuasse a giungere al popolo cristiano quella larga abbondanza di benefici, che durante il Concilio felicemente si ebbe dalla viva unione Nostra con i Vescovi.
Ed ora, volgendo ormai il Concilio Ecumenico Vaticano II alla conclusione, riteniamo sia giunto il momento opportuno per tradurre finalmente in realtà il progetto da tempo concepito; e ciò facciamo tanto più volentieri in quanto sappiamo che i Vescovi del mondo cattolico appoggiano apertamente questo Nostro progetto, come risulta dai pareri di molti sacri Pastori, che a tal proposito sono stati espressi nel Concilio Ecumenico.
Così, dopo aver maturamente considerato ogni cosa, per la Nostra stima ed il Nostro rispetto nei riguardi di tutti i Vescovi cattolici, e per dare ai medesimi la possibilità di prendere parte in maniera più evidente e più efficace alla Nostra sollecitudine per la Chiesa universale, motu proprio e con la Nostra autorità erigiamo e costituiamo in questa alma Città un consiglio permanente di Vescovi per la Chiesa universale, soggetto direttamente ed immediatamente alla Nostra potestà e che con nome proprio chiamiamo Sinodo dei Vescovi. Questo Sinodo, che, come ogni instituzione umana, col passare del tempo potrà essere maggiormente perfezionato, è retto dalle seguenti norme generali.

I
Il Sinodo dei Vescovi, per il quale vescovi scelti nelle varie parti del mondo apportano al Supremo Pastore della Chiesa un aiuto più efficace, viene costituito in maniera tale che sia: a) una instituzione ecclesiastica centrale; b) rappresentante tutto l'episcopato cattolico; c) perpetua per sua natura; d) quanto alla sua struttura, svolgente i suoi compiti in modo temporaneo ed occasionale.

II
Al Sinodo dei Vescovi spetta per sua natura il compito di dare informazioni e consigli. Potrà anche godere di potestà deliberativa, quando questa gli sia stata conferita dal Romano Pontefice; al quale spetta però in tal caso ratificare le decisioni del Sinodo.
1. I fini generali del Sinodo dei Vescovi sono:
a) favorire una stretta unione e collaborazione fra il Sommo Pontefice ed i vescovi di tutto il mondo;
b) procurare una informazione diretta ed esatta circa i problemi e le situazioni che riguardano la vita interna della Chiesa e l'azione che essa deve condurre nel mondo attuale;
c) rendere più facile l'accordo delle opinioni almeno circa i punti essenziali della dottrina e circa il modo d'agire nella vita della Chiesa.
2. I fini speciali ed immediati sono:
a) scambiarsi le opportune notizie;
b) esprimere il proprio parere circa gli affari, per i quali il Sinodo volta per volta viene convocato.

III
Il Sinodo dei Vescovi è sottomesso direttamente ed immediatamente all'autorità del Romano Pontefice, al quale inoltre spetterà:
1. convocare il Sinodo, ogni volta che gli parrà opportuno, e fissare il luogo delle riunioni;
2. ratificare l'elezione dei membri, di cui si tratta nei nn. V e VIII;
3. fissare l'oggetto delle questioni da trattare, almeno sei mesi prima della riunione del Sinodo, se sarà possibile;
4. fare spedire la materia degli argomenti da trattarsi a coloro che devono intervenire nella discussione di tali questioni;
5. stabilire l'ordine del giorno;
6. Presiedere il Sinodo di persona o per mezzo di altri.

IV
Il Sinodo dei Vescovi può essere riunito in assemblea generale, in assemblea straordinaria e in assemblea speciale.

V
Il Sinodo dei Vescovi riunito in assemblea generale comprende innanzi tutto e per sé:
1. a) i Patriarchi, gli Arcivescovi maggiori ed i Metropoliti fuori dei Patriarcati delle Chiese cattoliche di rito orientale;
b) i Vescovi eletti dalle singole Conferenze Episcopali nazionali, secondo il n. VIII;
c) i Vescovi eletti dalle Conferenze Episcopali di più nazioni, costituite cioè per quelle nazioni che non hanno una Conferenza propria, secondo il n. VIII;
d) a questi si aggiungono dieci religiosi rappresentanti gli istituti religiosi clericali, eletti dall'Unione Romana dei Superiori Generali.
2. All'assemblea generale del Sinodo dei Vescovi partecipano anche i Cardinali preposti alla direzione dei Dicasteri della Curia Romana.

VI
Il Sinodo dei Vescovi riunito in assemblea straordinaria comprende:
1. a) i Patriarchi, gli Arcivescovi maggiori ed i metropoliti fuori dei Patriarcati delle Chiese cattoliche di rito orientale;
b) i presidenti delle Conferenze Episcopali nazionali;
c) i presidenti delle Conferenze Episcopali di più nazioni, costituite cioè per quelle nazioni che non hanno una Conferenza propria;
d) tre religiosi rappresentanti gli istituti religiosi clericali, eletti dall'Unione Romana dei superiori generali.
2. All'assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi partecipano anche i Cardinali preposti alla direzione dei Dicasteri della Curia Romana.

VII
Il Sinodo dei Vescovi riunito in assemblea speciale comprende i Patriarchi, gli Arcivescovi maggiori e i Metropoliti fuori dei Patriarcati delle Chiese cattoliche di rito orientale, come pure coloro che rappresentano sia le Conferenze Episcopali di una o più nazioni sia gli istituti religiosi, come è stato stabilito al n. V e al n. VIII; purché tutti appartengano alle regioni per le quali il Sinodo dei Vescovi è stato convocato.

VIII
I Vescovi, che rappresentano le singole Conferenze Episcopali nazionali, vengono eletti secondo le seguenti norme:
a) uno per ogni singola Conferenza Episcopale nazionale che non superi i 25 membri;
b) due per ogni singola Conferenza Episcopale nazionale che non superi i 50 membri;
c) tre per ogni singola Conferenza Episcopale nazionale che non superi i 100 membri;
d) quattro per ogni singola Conferenza Episcopale nazionale che abbia più di 100 membri.
Le Conferenze Episcopali di più nazioni eleggono i loro raprresentanti secondo le medesime norme.

IX
Nell'eleggere i rappresentanti delle Conferenze Episcopali di una o più nazioni e degli istituti religiosi nel Sinodo dei Vescovi, si dovrà tener conto non solo della scienza e della prudenza in genere dei candidati, ma anche della loro conoscenza teorica e pratica della materia che sarà trattata dal Sinodo.

X
Il Sommo Pontefice, se riterrà opportuno, può aumentare il numero dei membri del Sinodo dei Vescovi, aggiungendo sia Vescovi, sia membri religiosi che rappresentano gli istituti religiosi, sia infine degli esperti ecclesiatici, fino al 15% del numero totale dei membri, di cui ai nn. V e VII.

XI
Allorchè si conclude l'assemblea, per la quale il Sinodo dei Vescovi è stato convocato, cessano per il fatto stesso sia il raggruppamento di persone del Sinodo medesimo sia gli uffici e le cariche affidate ai singoli membri come tali.

XII
Il Sinodo dei Vescovi ha un Segretario permanente o generale, aiutato da un ragionevole numero di persone. Inoltre ogni assemblea del Sinodo dei Vescovi ha il suo Segretario speciale, che resta in carica fino alla conclusione dell'assemblea medesima. Sia il Segretario generale sia i Segretari speciali sono nominati dal Sommo Pontefice.
Decretiamo e stabiliamo queste cose, nonostante qualsiasi altra contraria.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 15 settembre 1965, anno terzo del Nostro Pontificato

Paulus PP. VI

IV.4. ORDO SYNODI EPISCOPORUM

Il Regolamento del Sinodo dei Vescovi [1]

Rescritto

Il Santo Padre, accogliendo l'opinione e i suggerimenti della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi circa la convenienza di migliorare il "Regolamento del Sinodo dei Vescovi rivisto ed ampliato” pubblicato il 24 giugno 1969 (AAS 61 [1969], pp. 525-539) con alcune variazioni e aggiunte, le approva e ne decide la pubblicazione.

Il Santo Padre dispone che i nuovi articoli, che seguono, siano, allo stesso modo delle altre parti dello stesso "Regolamento", religiosamente osservati da tutti coloro ai quali si riferiscono.

Dato da Castel Gandolfo (Roma)
20 agosto 1971

Jean Card. Villot
Prefetto del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa

[1] Edizione ampliata con le aggiunte del Rescritto "ex audientia" del 20 agosto 1971. Alle pagine 4.5.7.8.9.11 si aggiunge in neretto l’aggiornamento di alcune disposizioni del Regolamento, a norma del Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1983 e del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

PARTE PRIMA
Autorità suprema e partecipanti al Sinodo dei Vescovi

Capitolo 1 - Sommo Pontefice

Articolo 1 - Potestà del Sommo Pontefice
Il Sommo Pontefice ha potere esclusivo di:
1º convocare il Sinodo dei Vescovi ogni volta che gli parrà opportuno e fissare anche il luogo delle riunioni;
2º ratificare l'elezione dei membri;
3º fissare l'oggetto delle questioni da trattare;
4º provvedere che la materia degli argomenti da trattarsi sia fatta conoscere a coloro che debbono intervenire nella discussione;
5º stabilire l'ordine del giorno;
6º presiedere il Sinodo di persona o per mezzo di altri;
7º rimandare, sospendere, sciogliere il Sinodo e decidere in merito ai pareri espressi.

Capitolo II - Presidente Delegato

Articolo 2 - Nomina del Presidente Delegato
§1. Il Presidente Delegato presiede l'assemblea in nome e per autorità del Sommo Pontefice.
§2. Il Presidente Delegato è nominato dal Sommo Pontefice e il suo incarico cessa con lo scioglimento dell'assemblea per la quale è stato nominato.
§3. Se il Sommo Pontefice ha delegato più persone a presiedere l'assemblea questi svolgeranno il loro ufficio succedendosi vicendevolmente secondo l'ordine stabilito dal Sommo Pontefice.

Articolo 3 - Funzioni del Presidente Delegato
È compito del Presidente Delegato:
1º guidare i lavori del Sinodo secondo le facoltà attribuitegli nella lettera di delega, secondo l'ordine del giorno stabilito nonché secondo le norme procedurali fissate nel presente regolamento;
2º attribuire ad alcuni membri, quando se ne ravvisi l'opportunità, compiti particolari affinché l'assemblea possa applicarsi ai suoi lavori in modo migliore;
3º firmare gli atti dell'assemblea. Se i Presidenti Delegati sono più d'uno, tutti firmano gli atti conclusivi dell'assemblea.

Capitolo III - Assemblee del Sinodo

Articolo 4 – Singole assemblee sinodali
Il Sinodo dei Vescovi si riunisce:
1º in assemblea generale, se la materia da trattare, per sua natura o per importanza, sembra richiedere la dottrina, la prudenza e il parere dell'intero episcopato cattolico;
2º in assemblea straordinaria se la materia da trattare, pur riguardando il bene di tutta la Chiesa, esige una rapida definizione;
3º in assemblea speciale se la materia di grande importanza riguarda il bene della Chiesa, riferito tuttavia ad una o più regioni particolari.

Capitolo IV – Membri

Articolo 5 - Partecipanti al Sinodo
§1. All’Assemblea Generale del Sinodo partecipano:
1º a) i Patriarchi, gli Arcivescovi Maggiori e i Metropoliti fuori Patriarcato delle Chiese Cattoliche di Rito Orientale;
b) i Vescovi eletti dalle singole Conferenze Episcopali nazionali secondo l'articolo 6,§1, 3º;
c) i Vescovi eletti dalle Conferenze Episcopali di più nazioni, costituite cioè per quelle Nazioni che non hanno una Conferenza propria, a norma dell'articolo 6, §1, 4º;
d) dieci religiosi per parte degli Istituti Religiosi Clericali, eletti dall'Unione dei Superiori Generali;
2º i Cardinali preposti ai Dicasteri della Curia Romana.

§2. All'assemblea Straordinaria partecipano:
1º a) i Patriarchi, gli Arcivescovi Maggiori e i Metropoliti fuori Patriarcato delle Chiese Cattoliche di Rito Orientale;
b) i Presidenti dalle singole Conferenze Episcopali nazionali;
c) i Presidenti dalle Conferenze Episcopali di più Nazioni, costituite per quelle Nazioni che non hanno una Conferenza propria;
d) tre religiosi per parte degli Istituti Religiosi Clericali, eletti dall'Unione dei Superiori Generali;
2º i Cardinali preposti ai Dicasteri della Curia Romana.

§3. 1º All'assemblea Speciale partecipano i Patriarchi, gli Arcivescovi Maggiori e i Metropoliti fuori Patriarcato delle Chiese Cattoliche di Rito Orientale come pure i rappresentanti sia delle Conferenze Episcopali di una o più nazioni, sia degli Istituti Religiosi, come stabilito in questo stesso articolo,§1, nell'articolo 6,§1, 4º e, riguardo al numero dei religiosi, nell'articolo 6,§2, 4º, purché tutti appartengano alle regioni per le quali il Sinodo dei Vescovi è stato convocato.

2º All'assemblea Speciale partecipano anche i Cardinali preposti ai Dicasteri della Curia Romana che abbiano relazione con la materia da trattare.

§4. Alle singole assemblee partecipano anche i Membri eletti dal Sommo Pontefice, a norma del nº X della Lettera Apostolica Apostolica sollicitudo del 15 settembre 1965.

Articolo 6 - Elezione dei Membri
§1. 1º Sono deputati dalle Conferenze Episcopali di una o più nazioni i vescovi eletti con suffragio segreto dalla propria Conferenza riunita in seduta plenaria.
2º Tali elezioni sono fatte a norma del C.I.C. can. 119,1̊. Qualora siano da eleggere più membri si svolga un proprio scrutinio per ogni singola elezione, così che non venga eletto il secondo membro prima dell’elezione del primo.
3º I Vescovi membri per parte delle singole Conferenze Episcopali vengono eletti nel modo seguente:
a) uno per ogni singola Conferenza Episcopale nazionale che non abbia più di 25 membri;
b) due per ogni singola Conferenza Episcopale nazionale che non abbia più di 50 membri;
c) tre per ogni singola Conferenza Episcopale nazionale che non abbia più di 100 membri;
d) quattro per ogni singola Conferenza Episcopale nazionale che abbia più di 100 membri.
4º Le Conferenze Episcopali di più nazioni eleggono i loro inviati secondo le medesime norme.
5º Nell'eleggere i Vescovi si dovrà attentamente considerare non solo la loro scienza e prudenza in genere, ma anche la loro conoscenza, teorica e pratica, della materia che sarà trattata in Sinodo.
6º I Presidenti delle Conferenze Episcopali comunicheranno i nomi degli eletti al Segretario Generale attraverso il rappresentante pontificio della rispettiva nazione, almeno due mesi prima dell'apertura dell'assemblea.
§2. 1º L'elezione dei religiosi, di cui all'articolo 5 di questo Regolamento, si svolge, con i dovuti adattamenti, a norma del§1, 2̊ di questo articolo.
2º Nell'eleggere i religiosi si dovrà tener conto non soltanto della loro scienza e prudenza in genere, ma anche della loro conoscenza, teorica e pratica, della materia che sarà trattata in Sinodo.
3º Il Presidente dell'Unione dei Superiori Generali comunicherà i nomi degli eletti al Segretario Generale almeno due mesi prima dell'apertura dell'assemblea.
4º Per l'Assemblea Speciale del Sinodo verranno eletti dall'Unione dei Superiori Generali, per parte degli Istituti religiosi, dei membri, non più di due, tra esperti, che conoscano sia la materia di discussione, sia i territori, per i quali è stato convocato il Sinodo, anche se essi non sono del luogo.
§3. I nomi dei Vescovi e dei religiosi eletti non divengano di pubblico dominio, finché la loro elezione non sia stata ratificata dal Sommo Pontefice.
§4. Le Conferenze Episcopali e l'Unione dei Superiori Generali, di cui al§1 e 2, eleggano uno o due sostituti dei membri, uno dei quali, con l'approvazione del Sommo Pontefice, potrà prendere parte al Sinodo solo se il membro, di cui è sostituto, non potrà essere presente.

Articolo 7 – Documento di deputazione

All'inizio di ogni assemblea sinodale, i membri eletti presenteranno al Sommo Pontefice, attraverso il Segretario Generale, il documento autentico della loro deputazione, sottoscritto dal Presidente e dal Segretario di ciascuna Conferenza, oppure, se si tratta di Religiosi, dal Presidente e dal Segretario dell'Unione dei Superiori Generali.

Capitolo V - Commissioni di studio

Articolo 8 - Costituzione delle Commissioni di studio
§1. 1º Se la materia di cui si tratta nel Sinodo necessita di un ulteriore approfondimento, spetta al Presidente Delegato, col consenso del Sommo Pontefice, costituire particolari Commissioni di studio tra i Membri.
2̊ Spetta pertanto a ciascuno Commissione il solo compito di stendere eventualmente una redazione migliore del testo o dare la soluzione quando si ponesse una difficoltà.

§2. Se il Sommo Pontefice non ha stabilito diversamente, le singole Commissioni sono formate da dodici membri, esperti nella materia, dei quali otto vengono eletti dall'assemblea e quattro sono nominati dal Sommo Pontefice.

Articolo 9 - Elezione dei Membri delle Commissioni di studio
1º L'elezione dei Membri delle Commissioni di studio si svolge a norma del C.I.C. can. 119, 1̊.
2º Tra gli eletti o i nominati il Sommo Pontefice elegge il Presidente.
3º Membro di ogni Commissione può essere eletto qualunque Padre, eccettuati il Presidente Delegato, il Segretario Generale e, quanto all'argomento, per il quale è costituita la Commissione, il suo Relatore.
4º Il Segretario della Commissione sarà uno dei suoi Membri eletto da loro stessi.
5º Prenderà parte alle Commissioni di studio il Segretario Speciale che sarà d'aiuto nella discussione dell'argomento per il quale è stata formata la Commissione.

Capitolo VI - Commissione per le controversie

Articolo 10 - Costituzione e compiti della Commissione per le controversie
All'inizio di ogni assemblea è costituita dal Sommo Pontefice una Commissione di tre Membri con il compito di esaminare adeguatamente le controversie presentate e di sottoporle al Sommo Pontefice.

Capitolo VII - Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi

Articolo 11 - Istituzione della Segreteria Generale del Sinodo
§1. La Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi è un'istituzione permanente a servizio del Sinodo, posta come collegamento tra le diverse assemblee del medesimo.
§2. Fanno parte della Segreteria del Sinodo, secondo i propri compiti, il Segretario Generale e il Consiglio della Segreteria.
Articolo 12 - Nomina, compiti e collaboratori del Segretario Generale
§1. Il Segretario Generale è nominato dal Sommo Pontefice ed esercita la sua funzione secondo le disposizioni dello stesso Sommo Pontefice.
§2. È compito del Segretario Generale eseguire gli ordini e gli incarichidel Sommo Pontefice e comunicargli tutto ciò che concerne il Sinodo.
§3. Il Segretario generale partecipa all'assemblea del Sinodo, dirige la Segreteria Generale e ne sottoscrive gli atti.
§4. È parimenti compito del Segretario Generale preparare e promuovere i lavori del Consiglio della Segreteria, oltre a dirigere le sedute del medesimo Consiglio.
§5. Al Segretario Generale spetta inoltre:
1º inviare su mandato del Sommo Pontefice le lettere di convocazione e gli ordini del giorno di ogni singola assemblea del Sinodo, nonché documenti, istruzioni e notizie di spettanza della stessa assemblea;
2º comunicare a tutti gli interessati i nomi dei Membri o Partecipanti designati liberamente dal Sommo Pontefice, a norma del nº X della Lettera Apostolica Apostolica Sollicitudo del 15 settembre 1965; comunicare inoltre la nomina, fatta dal Sommo Pontefice, del Segretario Speciale di ogni assemblea;
3º riferire al Sommo Pontefice circa lo svolgimento dei lavori del Consiglio della Segreteria Generale;
4º preparare lo svolgimento di ogni assemblea, sottoponendo al Sommo Pontefice gli argomenti da trattare e l'elenco dei membri per la necessaria ratifica;
5º trasmettere il verbale di ogni assemblea ai Padri Sinodali Cardinali preposti ai Dicasteri della Curia Romana, ai Patriarchi, agli Arcivescovi Maggiori e ai Metropoliti fuori Patriarcato delle Chiese cattoliche di Rito Orientale, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, come al Presidente dell'Unione dei Superiori Generali;
6º eseguire ciò che il Sinodo dei Vescovi gli avrà affidato;
7º raccogliere, ordinare e conservare gli atti e i documenti.
§6. I collaboratori del Segretario Generale vengono nominati, con l'approvazione del Sommo Pontefice, dal Segretario Generale e da lui dipendono.
§7. Gli stessi collaboratori vengono scelti fra ecclesiastici idonei, preparati, dotati di scienza e prudenza.
§8. Se occorre, possono venire scelti dal Segretario Generale, con l'approvazione del Sommo Pontefice, degli esperti tecnici.

Articolo 13 - Istituzione, compiti e riunioni del Consiglio della Segreteria Generale
§1. Alla fine di ogni Assemblea Generale del Sinodo viene costituito il Consiglio della Segreteria Generale.
§2. Esso è formato da quindici membri, dei quali dodici sono eletti dallo stesso Sinodo, tenuto conto della rappresentanza dei Vescovi sparsi in tutto il mondo, e tre sono designati dal Sommo Pontefice stesso.
§3. L'elezione dei Membri avviene per scrutinio ed ha efficacia giuridica quando, tolti i voti nulli, risulterà a favore la maggioranza assoluta dei votanti, oppure, dopo il primo scrutinio inefficace, la maggioranza relativa al secondo scrutinio. Se i voti fossero in parità si procederà a norma del C.I.C. can. 119,1̊ .
§4. I Vescovi eletti al Consiglio della Segreteria Generale conservano il proprio ufficio fino alla costituzione del nuovo Consiglio nel successivo Sinodo Generale.
§5. Spetta al Consiglio della Segreteria Generale collaborare con il Segretario Generale:
1º nell'esaminare tutte le proposte delle Chiese cattoliche di Rito Orientale e delle Conferenze Episcopali a riguardo delle questioni da trattare al Sinodo, tenuto conto dell'articolo 1, 3º;
2º nel preparare i lavori da svolgere nella prossima assemblea del Sinodo;
3º nel dare consigli per l’esecuzione di quanto proposto dal Sinodo e approvato dal Sommo Pontefice;
4º infine nelle altre questioni che il Sommo Pontefice gli avrà assegnato.
§6. I Membri del Consiglio della Segreteria Generale sono convocati dal Segretario Generale due volte l'anno ed inoltre tutte le volte che, a giudizio del Sommo Pontefice, sembrerà opportuno.

Capitolo VIII - Segretario Speciale

Articolo 14 - Nomina del Segretario Speciale
§1. Il Segretario speciale è nominato dal Sommo Pontefice per ogni singola assemblea in cui sia trattato un argomento del quale egli sia esperto.
§2. Se gli argomenti sono diversi, per ognuno di essi è nominato un Segretario Speciale.
§3. Se il caso lo richiede, sono nominati dal Sommo Pontefice degli aiutanti del Segretario Speciale.
§4. Sciolta l'assemblea, cessa il compito del Segretario Speciale.

Articolo 15 - Compiti del Segretario Speciale
§1. Il Segretario Speciale è a disposizione del Presidente Delegato, della stessa assemblea e del Segretario Generale per approntare documenti e relazioni; per offrire spiegazioni e notizie a tutti coloro che le richiedessero; infine per stendere gli atti.
§2. Nella discussione dell'argomento è lecito a ciascun Padre, col consenso del Presidente Delegato e nell'ordine da lui stabilito, chiedere spiegazioni e notizie sia al Relatore sia soprattutto al Segretario Speciale.

Capitolo IX - Informazioni sul Sinodo

Articolo 16 - Comitato per le informazioni sul Sinodo
§1. Per dare notizie sulle riunioni e sui lavori del Sinodo viene costituito un apposito comitato formato dal Segretario Generale, dal Presidente della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, da due Padri Sinodali, designati dal Presidente Delegato, e dal Segretario Speciale.
§2. Il Segretario del Comitato sarà l'Officiale preposto alla diffusione delle notizie della Santa Sede (Direttore della Sala Stampa della Santa Sede).
§3. Spetta al Comitato, con l'approvazione del Presidente Delegato, stabilire criteri e modi della diffusione delle notizie.
§4. Parimenti, sui singoli argomenti saranno svolte delle conferenze stampa ad opera di Padri Sinodali designati dal Presidente Delegato.

PARTE SECONDA
Norme generali

Capitolo I - Convocazione del Sinodo dei Vescovi

Articolo 17 – Procedura di convocazione del Sinodo
§1. Il Sinodo dei Vescovi è convocato dal Sommo Pontefice nei tempi e nei modi opportuni.
§2. È compito del Presidente indicare il giorno e l'ora della prossima congregazione nonché la materia da trattare secondo l’ordine prestabilito.
§3. La convocazione dei singoli avrà luogo soltanto se il Presidente la giudicherà necessaria.
§4. Se dovesse accadere che il Sommo Pontefice muoia dopo la convocazione del Sinodo o durante la sua celebrazione, l'assemblea immediatamente viene sospesa, finché il nuovo Pontefice non stabilisca di continuarla o convochi una nuova assemblea.

Capitolo II - Vesti d’uso

Articolo 18 - Vesti d’uso in assemblea
Nelle riunioni dell'assemblea i membri, ai quali compete, useranno l'abito piano senza mantello; gli altri la propria veste pubblica.

Capitolo III - Precedenza

Articolo 19 - Ordine di precedenza
§1. Per la precedenza si osservino le prescrizioni canoniche (cf. C.I.C e C.C.E.O., De personis, can. 37, 3̊).
§2. Se qualcuno dei membri si siede, parla e agisce fuori posto, non acquisisce alcun diritto e non porta pregiudizio ad alcuno.

Capitolo IV - Osservanza del segreto

Articolo 20 - Obbligo di osservare il segreto
Salvo il prescritto dell'articolo 16, tutti coloro che partecipano al Sinodo sono legati al segreto che riguarda sia gli atti preparatori sia i lavori dell'assemblea, soprattutto per quanto riguarda i pareri ed il voto dei singoli, come pure le deliberazioni e le conclusioni dell'assemblea.

Capitolo V – Lingua del Sinodo

Articolo 21 - Lingua da usare nell'assemblea e negli atti
Nelle riunioni del Sinodo e nella stesura degli atti si usa la lingua latina.

Capitolo VI - Raccolta e distribuzione degli atti e dei documenti

Articolo 22 - Modo di raccogliere e di distribuire gli atti e i documenti
§1. Tutti gli atti e i documenti vengono raccolti e distribuiti ad opera del Segretario Generale.
§2. Gli argomenti, di cui si deve trattare nell'assemblea del Sinodo, sono comunicati, se possibile, sei mesi prima dell'inizio dell'assemblea, affinché si abbia tempo di convocare le Conferenze Episcopali per averne pareri.

Capitolo VII – Opinione delle Conferenze Episcopali

Articolo 23 - Modo di raccogliere l’opinione (Explicationes quædam, Ad art. 23)
§1. È necessario che gli argomenti da discutere, decisi dal Sommo Pontefice nella convocazione dell'assemblea del Sinodo, siano precedentemente e attentamente studiati da ciascuna Conferenza Episcopale o assemblea di Vescovi di Rito Orientale.
§2. Circa l’elaborazione di questi argomenti ogni episcopato esprime una sua opinione comune, secondo i modi ritenuti più opportuni.
§3. Questo parere viene espresso nell'assemblea del Sinodo da parte dei singoli membri designati per il Sinodo.
Capitolo VIII - Votazioni

Articolo 24 - Espressione del voto
Dopo che i membri hanno espresso il parere di cui all'articolo 21, '3, se il Sommo Pontefice lo avrà stabilito, si procederà alla votazione.

Articolo 25 - Formula e tipo di votazione
§1. Nel Sinodo i voti vengono espressi secondo la formula: placet, non placet, placet iuxta modum, se si tratta dell'approvazione di uno schema nel suo insieme o diviso per parti; vengono espressi secondo la formula: placet, non placet, per gli emendamenti o modi da approvare e nelle altre votazioni.
§2. Chi avrà votato secondo la formula: placet iuxta modum è tenuto e presentare il modo per iscritto, in maniera chiara e concisa.
§3. I voti vengono espressi su apposite schede, a meno che il Presidente non decida altrimenti, per esempio con l’atto di alzarsi e sedersi o per alzata di mano.

Articolo 26 - Maggioranza
§1. Allo scopo di raggiungere la maggioranza dei suffragi, se si tratta di un’approvazione, si esigono i due terzi dei votanti; se invece si tratta di un rigetto, si richiede la maggioranza assoluta di essi.
§2. Ciò che è prescritto al§1 vale sia nel caso di un parere da offrire al Sommo Pontefice sia per le deliberazioni, dopo aver ottenuto il beneplacito dello stesso Sommo Pontefice.
§3. Ogni volta che si pone una questione di procedura, la soluzione viene presa a maggioranza assoluta dei votanti.

Capitolo IX - Membri assenti

Articolo 27 - Obbligo di notificare l'assenza
Chi non può intervenire alle riunioni deve notificare il motivo della sua assenza al Presidente attraverso il Segretario Generale.

Capitolo X - Dispensa dall'obbligo di residenza

Articolo 28 - Prebende dei benefici
Tutti coloro che sono tenuti ad intervenire al Sinodo, o che a qualsiasi titolo legittimamente vi prestano la loro opera, durante tutta la durata dell'assemblea e finché ad esso sono presenti o servono, vengono esentati dall'obbligo della residenza e percepiscono i redditi di ogni loro beneficio e le distribuzioni quotidiane, eccettuate quelle che si definiscono come destinate ai presenti.

PARTE TERZA
Procedura

Capitolo I - Riti Sacri

Articolo 29 - Inaugurazione e chiusura dell'assemblea
§1. L'assemblea del Sinodo si apre con la celebrazione della Santa Messa e con il canto solenne del Veni, Creator Spiritus.
§2. La medesima assemblea si chiude con la celebrazione della Santa Messa e il canto solenne del Te Deum.

Capitolo II - Relazione introduttiva

Articolo 30 - Preparazione della Relazione
§1. La Relazione con la quale viene esposta, illustrata e sviluppata la materia da trattarsi nel Sinodo, è preparata da quel Vescovo al quale il Sommo Pontefice ha affidato questo compito, in occasione della convocazione di ogni singola assemblea.
§2. Il Relatore deve essere coadiuvato dal Segretario Speciale.

Articolo 31 - Trasmissione della Relazione (Explicationes quædam, Ad art. 31)
Il testo della Relazione, che dovrà essere letta in Sinodo, dovrà pervenire almeno 30 giorni prima dell'inizio dell'assemblea al Segretario Generale, che ne prepara gli esemplari per i membri.

Capitolo III - Presa di possesso del Presidente Delegato

Articolo 32 – Procedura della presa di possesso
All'inizio del Sinodo riunito in assemblea, il Segretario Generale, se sarà il caso, darà lettura del documento pontificio, con il quale si nomina il Presidente Delegato, il quale prende immediatamente possesso del suo ufficio.

Capitolo IV - Procedura delle assemblee del Sinodo

Articolo 33 - Presentazione e illustrazione degli argomenti
Il Presidente annunzia l'argomento da discutere e invita il Relatore ad esporre per sommi capi la relazione già preparata e distribuita ai Padri e la spiega con l'aiuto, se necessario, del Segretario Speciale.

Articolo 34 - Circoli minori (Explicationes quædam, Ad art. 34; Modus procedendi in Circulis Minoribus, pagg. 3-7)

Terminata la relazione, il Presidente, se lo giudicherà opportuno, può promuovere la discussione dell'argomento in circoli minori. In questi gruppi distinti per lingua i Padri sinodali eleggano un moderatore e, terminata la discussione dell'argomento, incarichino l’uno o l’altro Padre di parlare a nome degli altri nella riunione generale.

Articolo 35 - Discussione degli argomenti (Explicationes quædam, Ad art. 35)
§1. 1º Il Presidente, secondo la lista preparata dal Segretario Generale, invita a parlare i membri che il giorno prima hanno dato a questo fine il loro nome.
2º I Padri, che hanno chiesto la parola, si succedono in questo ordine: prima parlano, secondo la precedenza (art. 19), quelli che intervengono a nome delle Conferenze Episcopali, quindi gli altri, secondo la lista suddetta.
3º I rappresentanti delle Conferenze Episcopali parlino a nome delle medesime, secondo le facoltà ricevute.
4º A riguardo di un medesimo argomento sia uno solo il Padre che parla a nome della Conferenza.
§2. 1º Qualora siano in molti ad aver chiesto la parola, i Padri sono pregati di non ripetere quanto altri hanno già esposto, ma facciano un breve cenno a quello che è stato già detto.
2º Nello stesso caso è compito del Presidente Delegato, o personalmente o tramite un Padre da lui incaricato (art. 3, 2 ), convocare in separate riunioni i Padri oratori per concordare, salva la libertà di tutti, di far parlare alcuni a nome di tutti, secondo la diversità dei pareri.
§3. 1º Tutti coloro che hanno chiesto di parlare, anche se non parlano, consegneranno per iscritto le loro osservazioni alla Segreteria.
2º Coloro invece che parlano mantengano i loro interventi entro il tempo stabilito dal Presidente.

Articolo 36 - Risposte
§1. Se un Padre, dopo aver ascoltato le opinioni degli altri, intende rispondere o fare obiezioni, può chiederne facoltà al Presidente.
§2. È compito del Presidente concedere la facoltà di rispondere e stabilire il giorno in cui la risposta avrà luogo.
§3. Nel giorno stabilito, il Presidente, secondo la lista approntata dal Segretario Generale, chiama i Padri che hanno chiesto di rispondere.
§4. Se il Presidente non ha definito la durata delle risposte, gli oratori limitino le loro risposte ad un brevissimo intervento.
§5. Gli oratori possono rispondere a nome di più membri; se ciò faranno devono indicarne i nomi.
§6. Le risposte devono essere poi trasmesse per iscritto al Segretario Generale.

Articolo 37 - Commissioni di studio (Explicationes quædam, Ad art. 37)
§1. Se dopo la discussione sembra necessario approfondire ulteriormente l’argomento, il Presidente Delegato, con il consenso del Sommo Pontefice e nei modi da lui stabiliti (cf. art. 8), può costituire una speciale Commissione addetta a questo compito.
§2. Nel frattempo si procede all'esame dell’argomento successivo.
§3. 1º Quando la Commissione di studio avrà presentato le sue conclusioni, queste saranno illustrate ai membri da un Relatore incaricato dalla Commissione.
2º A richiesta dei Padri, il Presidente può concedere una brevissima discussione circa queste conclusioni; tale discussione si svolge secondo l'articolo 35.

Articolo 38 - Espressione del voto (Explicationes quædam, Ad art. 38)
§1. Chiusa la discussione, i singoli Padri esprimono il loro parere ai sensi dell’opinione, di cui all'articolo 23,§2, con voto scritto, da trasmettersi poi al Segretario Generale.
§2. Se per volontà del Sommo Pontefice si debba procedere ad una votazione, questa si svolge a norma degli artt. 24-26.

Articolo 39 - Esame dei modi
§1. Il Segretario Speciale raccoglie i modi esaminati, li mette in ordine e con il Segretario Generale ne cura la stampa.
§2. Nel tempo stabilito, i Padri, ascoltata la Relazione, procedono alla votazione dei singoli modi.
§3. La votazione dei modi si fa con la formula: placet, non placet.
§4. I modi che hanno ottenuto la maggioranza dei voti si ritengono approvati dai Padri.

Capitolo V - Relazione sui lavori

Articolo 40 - Stesura della Relazione
Al termine dei lavori dell'assemblea, il Segretario Generale, coadiuvato dal Segretario Speciale, redige una Relazione nella quale vengono descritti i lavori svolti sull'argomento o sugli argomenti esaminati e le conclusioni raggiunte dai Padri.
Articolo 41 - Presentazione della Relazione al Sommo Pontefice
La Relazione di cui all'art. 40 è presentata al Sommo Pontefice dal Presidente Delegato e dal Segretario Generale.

Explicationes quædam, osservazioni circa il regolamento del sinodo dei vescovi

I. Circa l’art. 23 -Modo di raccogliere i pareri

Questo articolo del Regolamento prescrive che i Delegati delle singole Conferenze Episcopali manifestino l’opinione comune dei loro Confratelli nell’episcopato, circa gli argomenti, che il Sommo Pontefice nella convocazione del Sinodo ha stabilito che vengano trattati. Ma, perché riferiscano possibilmente in modo più accurato questa opinione, i Delegati, dopo aver manifestato il parere della maggioranza, si impegnino ad esporre anche il pensiero della minoranza della propria Conferenza.

II. Circa l’art. 31 -Trasmissione della Relazione

Si tratta della Relazione “da leggere…in Sinodo”. Tuttavia questa esposizione non deve essere intesa necessariamente come lettura del testo intero, poiché il Regolamento del Sinodo (art. 33) recita: “Il Presidente annunzia l’argomento da discutersi e chiama il relatore che espone e spiega per sommi capi la relazione già preparata e distribuita ai Padri”.

III. Circa l’art. 34 - Circoli Minori

In questo articolo si dispone che i Circoli Minori attraverso il proprio Relatore manifestino in Congregazione Generale quanto è stato fatto nella propria discussione. Quindi non si esclude (anzi talvolta può essere opportuno) che il Presidente Delegato promuova in aula una discussione circa le proposte dei Circoli Minori.

IV. Circa l’art. 35 - Discussione degli argomenti

§ 1. 2º L’ordine di precedenza, del quale ivi si parla, riguarda, evidentemente, quelli che, o per conto della propria Conferenza o a nome proprio, hanno chiesto insieme (per esempio, nella stessa sessione) la parola.

§ 1. 4º Quando si dice che un unico Delegato debba intervenire “su un medesimo argomento”, tali parole vanno intese nel senso “di una medesima parte” della discussione indicata dal Presidente Delegato.

§ 2 Non si dice nulla della facoltà propria del Presidente Delegato di porre fine alla discussione, qualora si protragga eccessivamente. Ma è chiaro che compete al Presidente Delegato di proporre all’assemblea dei Padri Sinodali riuniti in Aula che si ponga termine alla discussione. Nel qual caso si prenda la decisione a maggioranza di voti.

§ 3. 1º Ivi si stabilisce che “tutti coloro che hanno chiesto di parlare, anche se non parlano, consegneranno per iscritto le loro osservazioni alla Segreteria Generale”. L’intento di questa prescrizione è che anche le osservazioni consegnate solo per iscritto siano esaminate e considerate dalla Commissione deputata alla redazione del documento finale.

V. Circa l’art. 37 - Commissioni di studio
Ivi si parla solo delle Commissioni di studio, ma non si dice nulla delle Commissioni che il Presidente Delegato potrebbe ritenere utili per la preparazione del documento finale da sottoporre a votazione. Se il Presidente Delegato decide di istituire questa Commissione, di essa faranno parte il Relatore, il Segretario Speciale e alcuni altri scelti dal Presidente Delegato (sia tra Padri Sinodali, sia tra gli esperti) e presiederà questa Commissione lo stesso Presidente Delegato.
Questa Commissione si occuperà della redazione del documento finale, appena l’elenco delle propositiones, elaborate nei Circoli Minori, sarà stato messo ai voti e approvato dai Padri dell’assemblea stessa.

VI. Circa l’art. 38 - Espressione del voto
Nell’art. 38,§ 1 si stabilisce che i singoli Padri manifestino il loro parere a proposito dell’opinione, di cui si tratta nell’art. 23,§ 2, attraverso il voto da consegnare per iscritto al Segretario Generale.
Da alcuni è stato avanzato il dubbio se questo obbligo sia talmente stretto che il Delegato della Conferenza dei Vescovi, nell’esprimere il suo voto, sia del tutto tenuto a seguire il parere della Conferenza o possa esprimere un’altra opinione, sulla base delle convinzioni emerse dalla discussione.
Già nell’Assemblea Generale dell’anno 1971, nella XXXª Congregazione Generale tenuta il 30 ottobre, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi spiegò che questo obbligo di seguire il parere della Conferenza, a norma del Regolamento del Sinodo, deve essere considerato, in qualche modo, relativo. Il Delegato infatti è tenuto a presentare nella discussione sinodale il parere della Conferenza, poiché ha ricevuto l’incarico di parlare nel modo stabilito dalla Conferenza. Ma se in seguito, nel corso dei lavori sinodali, dopo aver ascoltato quanto detto nelle discussioni plenarie e nei Circoli Minori, raggiunge una convinzione diversa, esprime il voto secondo coscienza, tenendo in considerazione gli orientamenti della propria Conferenza e ponderando attentamente i pareri derivati dalla discussione, nell’intento del bene della Chiesa universale.
Tuttavia, se in qualche caso concreto l’incarico della Conferenza fosse assoluto e lo stesso Delegato non rifiuta in coscienza l’obbligo di votare in questo senso circa alcuni punti particolari indicati in modo speciale, allora il voto avviene secondo il parere della Conferenza.

Modus procedendi in circulis minoribus, la procedura nei circoli linguistici

I. Scopo dei circoli

Nello svolgimento del dibattito sinodale, il Presidente Delegato, se lo ritiene opportuno, può proporre ai Circoli Minori, istituiti per lingue (cfr. Regolamento del Sinodo dei Vescovi, art. 34), l’ulteriore discussione di alcune questioni. I singoli Padri Sinodali parteciperanno al circolo che avranno scelto. Tutti e singoli i circoli tratteranno gli stessi argomenti indicati dal Presidente Delegato.
Lo scopo di questi Circoli Minori consiste nell’offrire ai Padri l’opportunità di esprimere le proprie opinioni, di confrontarle, perché alla fine appaia e si dichiari sinteticamente su quali opinioni ci sia consenso e su quali dissenso. Questo confronto deve portare di per sé ad opinioni più concordi o anche, si spera, ad un consenso generale, tuttavia si dovrà sempre tener conto di ogni opinione opposta o diversa.

II. Costituzione e composizione dei circoli

I Circoli Minori saranno costituiti e agiranno dopo che lo avrà deciso il Presidente Delegato. Con il benestare del medesimo Presidente, ai Padri riuniti in congregazione plenaria sarà chiesto se vogliano discutere di qualche argomento nei circoli. Peraltro la stessa assemblea plenaria potrà richiedere al Presidente l’intervento dei circoli se all’occasione questo sarà considerato come metodo più opportuno di discutere.
I Padri Sinodali si distribuiranno nei circoli secondo le seguenti lingue: latina, francese, inglese, italiana, spagnola con la portoghese, tedesca. Se i Padri saranno in molti a chiedere di partecipare ad un circolo, quel circolo potrà essere diviso in sezioni. La divisione in sezioni si farà abitualmente per ordine alfabetico, come risulta nell’indice nominale dei Padri.

II. Ordinamento dei circoli e discussione sul tema

Gli argomenti da trattare nei Circoli Minori siano stabiliti dal Presidente Delegato e dal Segretario Generale e, all’occorrenza, vengano definiti con la stessa formula i dubbi da porre a votazione, cosicché in tutti i circoli siano trattati gli stessi argomenti e si risponda alle stesse domande.

1.Moderatore
a) Moderatore di ciascun circolo sarà uno dei Padri Sinodali che ne fanno parte. Viene eletto all’inizio della prima sessione dai membri del medesimo circolo, con voto segreto (cfr. C.I.C., can. 172 1§, 2º) su scheda, a maggioranza relativa.
b) Spetta al Moderatore:
- annunciare palesemente gli argomenti proposti dal Presidente Delegato ai singoli circoli;
guidare la discussione;
curare che la discussione non esca dal tema o dagli argomenti stabiliti;
promuovere la partecipazione attiva dei Membri;
decidere quale argomento debba essere trattato invece di altri e stabilire i tempi concessi agli interventi, qualora si dia questa o quella necessità per mancanza di tempo.

2. Relatore
a)Relatore di ciascun circolo sarà uno o l’altro dei Padri Sinodali che ne fanno parte. Viene eletto dai membri dello stesso circolo, con voto segreto (cfr. C.I.C., can. 172 1§, 2º) su scheda, a maggioranza relativa. Sembra conveniente che l’elezione avvenga all’inizio della prima sessione.
b)Spetta al Relatore:
alla fine delle singole sessioni fare la sintesi delle opinioni espresse, di quelle concordi come di quelle discordi;
al termine della discussione sul tema preparare una relazione, con l’approvazione dei Membri del circolo, che contenga tutte le suddette opinioni, sia quelle concordi che quelle discordi;
riferire le proposte votate dai Membri.
- Se sarà necessario, possono esserci due Relatori, dei quali uno espone la Relazione della maggioranza, l’altro la Relazione della minoranza.

3. Segretario

Segretario di ciascun circolo sarà un Sacerdote addetto alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.
Spetta al Segretario:
assistere il Moderatore;
assistere il Relatore nel preparare la Relazione e tutti i Membri del circolo per ogni intervento tecnico, a loro eventuale richiesta;
adempiere alle eventuali richieste da parte dei membri del circolo;
redigere il verbale delle sessioni del circolo da consegnare alla Segreteria Generale.

IV. Lettura in congregazione generale

Al momento stabilito dal Presidente Delegato, i Relatori, a nome dei Membri di ciascun circolo, leggeranno in Congregazione Generale la Relazione, di cui sopra (III-2).
All’art. 34 del Regolamento del Sinodo si dispone che i Circoli Minori attraverso il proprio Relatore manifestino in Congregazione Generale quello che è stato fatto nella loro discussione. Quindi non si esclude (anzi talvolta può essere opportuno) che il Presidente Delegato promuova in aula una discussione delle proposte dei Circoli Minori. Al termine delle Relazioni dei circoli in Congregazione Generale, a norma dell’art. 36 del Regolamento del Sinodo può essere data facoltà di rispondere ai Padri Sinodali che ritenessero necessario apportare integrazioni, emendamenti o spiegazioni circa il contenuto delle Relazioni.

Città del Vaticano, 27 settembre 1971

V. DISCORSO
DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
AL CONSIGLIO DELLA SEGRETERIA DEL SINODO
(30 APRILE 1983)
(FONDAMENTO TEOLOGICO
DEL SINODO DEI VESCOVI)

Fratelli carissimi,
1. Nella vostra ultima riunione del Consiglio della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, nella quale avete gettato le linee dell'Instrumentum laboris, avete voluto proporre una speciale sessione per dedicarla in maniera particolare ai problemi interni di questa giovane eppur già ben sperimentata istituzione ecclesiale. Vi siete imposti una fatica supplementare ai lavori ordinari. Ed ora state per portarla alla fine. Ringrazio di cuore tutti voi e con voi ringrazio gli officiali della Segreteria e gli esperti che con i loro studi approfonditi hanno fornito un'ampia base per la vostra riflessione sulla funzione e sul funzionamento del Sinodo dei Vescovi.
Questa vostra riunione è stata come la sosta dell'operaio che dopo aver compiuto una parte dell'opera si ferma un momento per riconsiderare le motivazioni che lo hanno spinto e rinnovare il coraggio verso l'ulteriore lavoro. Il Sinodo dei Vescovi è germogliato nel fertile terreno del Concilio Vaticano II, ha potuto vedere il sole grazie alla sensibile mente del mio Predecessore, Paolo VI, ed ha cominciato a portare i suoi frutti sin dalla prima Assemblea ordinaria del 1967, svoltasi in questo stesso ambiente dove ora ci troviamo. Da quel tempo, radunatosi a scadenza fisse, ma sperimentando pure qualche volta un altro tipo di assemblea, il Sinodo dei Vescovi ha contribuito in maniera notevolissima all'attuazione degli insegnamenti e degli orientamenti dottrinali e pastorali del Concilio Vaticano II nella vita della Chiesa universale. La chiave sinodale di lettura del Concilio è diventata quasi un luogo di interpretazione, di applicazione e di sviluppo del Vaticano II. Il ricco elenco dei temi trattati nei diversi Sinodi rivela da solo l'importanza delle sue assemblee per la Chiesa e per l'attuazione delle riforme volute dal Concilio.
Di fronte a questa ricchezza di frutti già prodotti e di potenzialità ancora non dispiegate dell'ancor giovane istituzione sinodale, è giusto anzitutto rendere grazie a Dio perché ha voluto ispirare la sua fondazione e guidare la sua opera. Ma era pure giusto, a distanza di questi anni, fermarsi in una riflessione basata sull'esperienza acquisita.
2. Il Sinodo dei Vescovi ha reso quindi grandi servizi al Concilio Vaticano II e li può rendere ancora nell'applicazione e nello sviluppo degli orientamenti conciliari. L'esperienza del periodo postconciliare mostra chiaramente in quale notevole misura l'attività sinodale scandisca il ritmo della vita pastorale nella Chiesa iuniversale.
Nelle assemblee sinodali vengono rappresentate dai rispettivi pastori delegati le singole chiese locali di tutti i continenti. Già durante la fase preparatoria esse vengono consultate e la loro esperienza della vita di fede viene poi portata dai Vescovi all'assemblea. Nell'assemblea avviene lo scambio delle notize e dei suggerimenti; ed alla luce del Vangelo e della dottrina della Chiesa vengono delineati orientamenti comuni che, una volta sigillati con l'approvazione del Successore di Pietro, vengono riversati a beneficio delle stesse chiese locali perché la Chiesa intera possa mantenere la comunione nella pluralità delle culture e delle situazioni. In tale maniera, anche il Sinodo dei Vescovi, è una magnifica conferma della realtà della Chiesa nella quale il collegio episcopale "in quanto composto da molti, esprime la varietà e l'universalità del Popolo di Dio, in quanto poi è raccolto sotto un solo capo, significa l'unità del gregge di Cristo" (Lumen gentium, 22).
Certo, il Sinodo è lo strumento della collegialità ed un potente fattore della comunione in misura diversa da un Concilio Ecumenico. Si tratta però sempre di uno strumento efficace, agile, tempestivo, puntuale a servizio di tutte le chiese locali e della loro reciproca comunione. Questa finalità che accompagna sempre questo "speciale consiglio permanente di sacri pastori", vi è stata presente fin dalla sua istituzione; come ha detto Paolo VI nella Lettera Apostolica Apostolica sollicitudo "affinché anche dopo il Concilio continuasse a giungere al popolo cristiano quella larga abbondanza di benefici che durante il Concilio felicemente si ebbe dalla viva unione nostra con i vescovi". Perché il Sinodo possa portare sempre di più questi benefici, molto dipende dalla applicazione concreta che viene data alle conclusioni sinodali, sotto la guida dei Pastori e delle Conferenze episcopali, nelle singole chiese locali. Questa fase post-sinodale richiede quindi molta attenzione e particolare cura.
3. La forza dinamica del Sinodo dei Vescovi affonda le sue radici -- come avete ben rilevato -- nella giusta comprensione e nella vita della collegialità dei vescovi. Il Sinodo è infatti un'espressione particolarmente fruttuosa e lo strumento validissimo della collegialità episcopale, cioè della particolare responsibilità dei Vescovi attorno al Vescovo di Roma.
Il Sinodo è una forma per esprimere la collegialità dei Vescovi. Tutti i vescovi della Chiesa con a capo il Vescovo di Roma, Successore di Pietro, "perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità" (Lumen gentium, 23) dell'episcopato, formano il collegio che succede a quello apostolico con a capo Pietro. La solidarietà che li lega e la sollecitudine per l'intera Chiesa si manifestano in sommo grado quando tutti i vescovi sono radunati cum Petro et sub Petro nel Concilio ecumenico. Tra il Concilio e il Sinodo esiste evidentamente una differenza qualitativa ma, ciò nonostante, il Sinodo esprime la collegialità in maniera altamente intensa seppur non uguale a quella realizzata dal Concilio.
Tale collegialità si manifesta principalmente nel modo collegiale di pronunciarsi da parte dei pastori delle chiese locali. Quando essi, specialmente dopo una buona preparazione comunitaria nelle proprie chiese e collegiale nelle proprie Conferenze episcopali, con la responsabilità per le proprie chiese particolari ma assieme con la sollecitudine per la Chiesa intera, testimoniano in comune la fede e la vita di fede, il loro voto, se moralmente unanime, ha un peso qualitativo ecclesiale che supera l'aspetto semplicemente formale del voto consultivo.
La vitalità di un Sinodo dipende infatti dall'intensità della sua preparazione a livello delle comunità ecclesiali e delle Conferenze episcopali; quanto meglio funziona in concreto la collegialità tra i vescovi che esprime la comunione nelle singole chiese, tanto più ricco può essere il contributo che essi portano all'assemblea sinodale. L'esercizio della collegialità dei pastori al Sinodo diventa un reciproco scambio che serve anche alla comunione sia dei vescovi che dei fedeli e, in definitiva, all'unità sempre più profonda ed organica della Chiesa. Il Sinodo è quindi al servizio della comunione ecclesiale la quale non è altro che la stessa unità della Chiesa nella dimensione dinamica.
Nel mistero della Chiesa tutti gli elementi trovano il loro posto e la loro funzione. E così la funzione del Vescovo di Roma lo inserisce profondamente nel corpo dei vescovi quale centro e cardine della comunione episcopale; il suo primato, che è a servizio del bene di tutta la Chiesa, lo pone in rapporto di unione e collaborazione più intensa. Il Sinodo stesso fa risaltare il nesso intimo tra la collegialità e il primato: l'incarico del Successore di Pietro è anche servizio alla collegialità dei Vescovi e per converso la collegialità effettiva ed affettiva dei Vescovi è un importante aiuto al servizio primaziale petrino.
4. Come ogni istituzione umana, anche il Sinodo dei Vescovi sta crescendo e potrà ancora crescere e sviluppare le sue potenzialità, come ha del resto previsto il mio Predecessore nella Lettera Apostolica sollicitudo. Alcune forme sinodali, pur essendo già previste, non sono state finora adeguatamente realizzate. Voi stessi avete fatto l'esame di varie possibilità procedurali e metodologiche e di varie proposte avanzate nel corso dell'esistenza di questo instituto. Da parte mia potete essere sicuri della altissima considerazione per la funzione del Sinodo dei Vescovi nella Chiesa e di piena fiducia che ripongo nella sua attività al servizio della Chiesa universale.
Ed è in questo contesto che rinnovo l'apprezzamento e il ringraziamento per i vostri lavori, invocando sopra la vostra fatica la Benedizione di Dio e la protezione della Madre della Chiesa.

VI. ESTRATTO DEL DISCORSO
DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AL COLLEGIO CARDINALIZIO
(CONCISTORO STRAORDINARIO)
(13 GIUGNO 1994)

6. Mi rivolgo ora di nuovo al Decano del Collegio Cardinalizio, il Signor Cardinale Bernardin Gantin, per ringraziarlo dell'indirizzo rivoltomi poc'anzi a nome di tutti i presenti. Egli è anche Prefetto della Congregazione per i Vescovi e in tale veste svolge un generoso lavoro per il bene della Chiesa: anche per questo gli esprimo sincera gratitudine. La Congregazione per i Vescovi, conformemente alla tradizione, si occupa delle questioni concernenti le singole diocesi, della loro struttura territoriale, delle nomine dei Vescovi e degli aspetti connessi alle loro rinunce.
A questo punto occorre rilevare il funzionamento di gruppi collegiali degli Episcopati in tutti i continenti, come ad esempio il Consiglio Episcopale Latino Americano (C.E.L.Am), il Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (C.C.E.E.), il Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar (S.C.E.A.M.) e la Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia (F.A.B.C.).
Negli ultimi anni si è ampiamente sviluppato nella Chiesa il movimento sinodale. Giungono informazioni sullo svolgimento di molti Sinodi diocesani, provinciali o nazionali. Un'attenzione speciale però meritano i Sinodi continentali. Tale è stato, ad esempio, il Sinodo dei Vescovi dell'Europa e successivamente il Sinodo dei Vescovi dell'Africa, conclusosi l'8 maggio scorso. Tale sarà anche il Sinodo nel Libano, che in un certo senso si propone come il Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente. Nella prospettiva dell'anno 2000 si prevede il Sinodo dei Vescovi di ambedue le Americhe: quella del Nord e quella del Sud, come pure, a Dio piacendo naturalmente, il Sinodo dei Vescovi dell'Asia e dell'Estremo Oriente. Qui, il mio pensiero riconoscente va all'Arcivescovo Jan Schotte, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, per il suo generoso servizio nell'ambito della dimensione sinodale della vita della Chiesa.
 


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