Questa piccola antologica di Gerardo Dottori, artista
futurista e aeropittore di primissimo piano, è propizia per alcune
considerazioni sulla contemporaneità artistica. Forze dinamiche Lo Sprengel Museum di Hannover dedica
fino a Giugno una cospicua rassegna alla prima stagione del Futurismo
con opere storiche provenienti anche dai musei americani; in luglio quella
mostra, rivisitata e completata con le opere e con gli artisti della lunga,
seconda stagione del movimento marinettiano, sarà allestita a Roma,
nel Palazzo delle Esposizioni, nella più completa esposizione futurista
mai realizzata. A Londra, alla Estorik Foundation si è appena conclusa
"Futurismo e fotografia" che, spostata al Mark di Rovereto è
diventata "Cinema e fotografia futurista", aperta fino a luglio.
Altre mostre futuriste, o con opere di futuristi, sono in corso a Milano
con i bozzetti teatrali di Balla al Museo della Scala, a Venezia, alla
Peggy Guggenheim, "Gino Severini. La Danza", a Miami, negli
Stati Uniti, a Biumo, e altre ne saranno allestite a S.Francisco e a Genova. Aeroplani A Milano Dottori non era certo nuovo, avendo la capitale lombarda segnato alcune tappe importanti del suo itinerario artistico. Nel 1906 vi soggiornò, giovanissimo, per lavori di decorazione nell'hinterland avendo modo di visitare musei e mostre, ma dopo sei mesi se ne dovette tornare a Perugia perché di lavoro non ne trovò più. Nel 1924 partecipò al I Congresso Futurista, quando aveva già acquisito una certa notorietà, esponendo la sua tesi di "futurista rurale". Nel 1925 espose alla Permanente e nel 1927 Alla Galleria Pesaro, nella prima di una serie di mostre futuriste, fra cui una personale nel 1931.Dopo la guerra e il silenzio sul movimento marinettiano Dottori espose già nel 1951 da Bergamini e nel 1953 alla Biennale dell'Angelicum. E poi nel 1956 e 1957 alla Permanente fra il 1962 e il 1963 da Toninelli, nel 1968 alla 3A e l'anno successivo a Palazzo Sormani ancora nel 1970 allestì una per-sonale alla Galleria Statuto e, ovviamente, fu fra gli espositori alla mostra sull'aeropittura della galleria Blu. In "Anni Trenta" a Palazzo Reale, nel 1982, ebbe un buon rilievo. Nel 1989 io stesso curai una sua antologica alla Galleria S.Carlo. Da non dimenticare il legame che ebbe a Milano con Vanni Scheiwiller che pubblicò nel 1966 Gerardo Dottori futurista e nel 1968 una piccola monografia curata da Alberto Sartoris. Nel 1970 la rivista milanese "Le Arti" gli dedicò un numero speciale. Franco Passoni, critico milanese precocemente attento all'aeropittura, scrisse di lui fin dall'inizio degli anni Settanta. Anche con Carlo Belloli ebbe un ottimo rapporto. Infine, fu il milanese d'adozione Guido Ballo a scrivere la pre-sentazione alla sua monografia del 1970 dell'Editalia. |
Aeropittura Dottori, che non amò mai mettersi
troppo in mostra, piuttosto mostrare i suoi dipinti, è stato
riletto dalla critica in progresso e tuttora rimangono da approfondire
molti aspetti del suo lavoro. Negli ultimi anni ritengo di aver chiarito
il suo essere stato futurista già nella stagione eroica del Movimento.
come testimoniano opere e documenti datati dal 1912, la Serata futuri-sta
a Perugia del 1914: elementi messi In luce da me a da altri in molti
scritti e mostre, in particolare nell'antologica allestita a Perugia
nel 1997.Nel 1996, in occasione della mostra sull'aeropittura a Palazzo
Mediceo di Stranezza. Ho sottolineato il ruolo di quello svolgimento
del Futurismo dagli anni venti in poi; rilevando il ruolo centrale svolto
in quell'ambito dall'artista perugino, cercando di dimostrare, in buona
sostanza, che l'aeropittura rappresentò il completamento dei
postulati della stagione eroica del gruppo e certamente non l'epigonismo
di una corrente estetica che si era esaurita, come certa critica superficiale
si ostina ancora a sostenere.
Studio per "Fuochi sull'isola" |
Studio nr.2 per "E la luce fu..." Coerenza estetica, dunque, ma anche decisa
autonomia di giudizio che, almeno all'inizio della stagione più
felce della sua presenza nel gruppo marinettiano, si evidenziò
in almeno due episodi dei quali vale la pena di fare di nuovo cenno, anche
alla luce di una lettera, inedita, che ho trovato recentemente nel suo
archivio e della quale si pubblica la riproduzione in questa occasione.
Nel 1923 I futuristi non furono ammessi alla II Biennale romana e Enrico
Parmpolini polemizzò durante con L'organizzazione. Dottori volle
Invece, comunque, provare ad essere ammesso nella sezione a concorso e
ci riuscì con il trittico Aurora umbra dipinto due anni prima,
risultando, come scrisse "L'Impero" del 16 novembre, L'unico
quadro Futurista accettato alla Biennale. Il che non suscitò certo
grande entusiasmo fra i colleghi futuristi. Ciclista Quella volta il dissenso di Marinetti e Balla
contro la decisione di Dottori fu ufficiale, nel senso che gli scrissero
una perentoria lettera, conservata nell'archivio dell'artista umbro. Non
era nota, invece, fino ad oggi, la corrispondenza che Dottori, prima di
spedire a Venezia Il dipinto poi ammesso, ebbe con il Segretario Generale
della Biennale, Vittorio Pica.
Massimo Duranti |
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