DOTTORI FUTURISTA AEROPITTORE

Questa piccola antologica di Gerardo Dottori, artista futurista e aeropittore di primissimo piano, è propizia per alcune considerazioni sulla contemporaneità artistica.
In molti auspicano che l'avvio del terzo millennio segni per L'arte contemporanea una decisa svolta di intenti, per superare le incertezze e la diffusa referenzialità delle esperienze estetiche degli ultimi lustri del '900. Intanto, nell'ambiente dell'arte in Europa si torna a rileggere l'unica, grande avanguardia artistica italiana del secolo passato, forse quale auspicio di una nuova stagione di solido fermento creativo. Dopo quello della metà degli anni Ottanta, vivremo infatti quest'anno un po' in tutto il mondo un ulteriore e diffuso revival del Futurismo con rassegne, mostre personali, convegni e scritti: iniziative quasi mai ripe-titive, che sl riveleranno occasioni per la presentazio-ne di nuove ricerche e di riscoperte.

Forze dinamiche

Lo Sprengel Museum di Hannover dedica fino a Giugno una cospicua rassegna alla prima stagione del Futurismo con opere storiche provenienti anche dai musei americani; in luglio quella mostra, rivisitata e completata con le opere e con gli artisti della lunga, seconda stagione del movimento marinettiano, sarà allestita a Roma, nel Palazzo delle Esposizioni, nella più completa esposizione futurista mai realizzata. A Londra, alla Estorik Foundation si è appena conclusa "Futurismo e fotografia" che, spostata al Mark di Rovereto è diventata "Cinema e fotografia futurista", aperta fino a luglio. Altre mostre futuriste, o con opere di futuristi, sono in corso a Milano con i bozzetti teatrali di Balla al Museo della Scala, a Venezia, alla Peggy Guggenheim, "Gino Severini. La Danza", a Miami, negli Stati Uniti, a Biumo, e altre ne saranno allestite a S.Francisco e a Genova.
Fra agosto e settembre, a Corciano, Comune medioevale fra Perugia e il Lago Trasimeno, curerò una mostra dedicata all'aeropittura lacustre di Gerardo Dottori.
E proprio a Dottori la Galleria Arte Centro dedicò, nella suggestiva sede di via Brera, poco meno di venti anni fa, una cospicua mostra quando L'artista umbro cominciava ad essere adeguatamente rivalutato dalla critica. L'iniziativa rientrava in un ampio discorso di valorizzazione dei futuristi che la galleria aveva già felicemente avviato in tempi molto precoci rispetto ad altri spazi espositivi privati italiani.

Aeroplani

A Milano Dottori non era certo nuovo, avendo la capitale lombarda segnato alcune tappe importanti del suo itinerario artistico. Nel 1906 vi soggiornò, giovanissimo, per lavori di decorazione nell'hinterland avendo modo di visitare musei e mostre, ma dopo sei mesi se ne dovette tornare a Perugia perché di lavoro non ne trovò più. Nel 1924 partecipò al I Congresso Futurista, quando aveva già acquisito una certa notorietà, esponendo la sua tesi di "futurista rurale". Nel 1925 espose alla Permanente e nel 1927 Alla Galleria Pesaro, nella prima di una serie di mostre futuriste, fra cui una personale nel 1931.Dopo la guerra e il silenzio sul movimento marinettiano Dottori espose già nel 1951 da Bergamini e nel 1953 alla Biennale dell'Angelicum. E poi nel 1956 e 1957 alla Permanente fra il 1962 e il 1963 da Toninelli, nel 1968 alla 3A e l'anno successivo a Palazzo Sormani ancora nel 1970 allestì una per-sonale alla Galleria Statuto e, ovviamente, fu fra gli espositori alla mostra sull'aeropittura della galleria Blu. In "Anni Trenta" a Palazzo Reale, nel 1982, ebbe un buon rilievo. Nel 1989 io stesso curai una sua antologica alla Galleria S.Carlo. Da non dimenticare il legame che ebbe a Milano con Vanni Scheiwiller che pubblicò nel 1966 Gerardo Dottori futurista e nel 1968 una piccola monografia curata da Alberto Sartoris. Nel 1970 la rivista milanese "Le Arti" gli dedicò un numero speciale. Franco Passoni, critico milanese precocemente attento all'aeropittura, scrisse di lui fin dall'inizio degli anni Settanta. Anche con Carlo Belloli ebbe un ottimo rapporto. Infine, fu il milanese d'adozione Guido Ballo a scrivere la pre-sentazione alla sua monografia del 1970 dell'Editalia.

 

Aeropittura

Dottori, che non amò mai mettersi troppo in mostra, piuttosto mostrare i suoi dipinti, è stato riletto dalla critica in progresso e tuttora rimangono da approfondire molti aspetti del suo lavoro. Negli ultimi anni ritengo di aver chiarito il suo essere stato futurista già nella stagione eroica del Movimento. come testimoniano opere e documenti datati dal 1912, la Serata futuri-sta a Perugia del 1914: elementi messi In luce da me a da altri in molti scritti e mostre, in particolare nell'antologica allestita a Perugia nel 1997.Nel 1996, in occasione della mostra sull'aeropittura a Palazzo Mediceo di Stranezza. Ho sottolineato il ruolo di quello svolgimento del Futurismo dagli anni venti in poi; rilevando il ruolo centrale svolto in quell'ambito dall'artista perugino, cercando di dimostrare, in buona sostanza, che l'aeropittura rappresentò il completamento dei postulati della stagione eroica del gruppo e certamente non l'epigonismo di una corrente estetica che si era esaurita, come certa critica superficiale si ostina ancora a sostenere.
Ancora molto da approfondire e documentare invece l'attività di Dottori pubblicista critico d'arte, poeta e scrittore. La grande quantità di materiale, ancora solo parzialmente ordinata, proveniente da suo archivio, purtroppo non ricomposto, indica un'intensa e continua produzione di scritti poetici, racconti, testi teatrali, parolibere futuriste. recensioni di mostre, polemiche artistiche a partire ai primi del '900 e fino a pochi anni prima della morte avvenuta nel 1977.
In definitiva, Gerardo Dottori sl rivela come uno dei protagonisti del Futurismo e, quanto all'aeropittura, probabilmente il protagonista assoluto. Soprattutto, e a questo riconoscimento ci teneva in particolare modo, L'artista perugino appare come il più coerente nel portare avanti i postulati futuristi e aeropittorici, quando molti suoi colleghi presero strade estetiche diverse, spesso più convenienti. Questa sua linearità espressiva, anche dopo la morte di Marinetti nel 1944, non si risolse però in cocciuto e antistorico epigonismo di se stesso, bensì di ulteriore elabora-zione del discorso sul paesaggio. Dallo temperamento delle visioni aeropittoriche più esasperate degli anni Trenta, Dottori procede alla definizione stilistica di quello che Guido Ballo defluì nel 1970 "II nuovo paesaggio moderno' di Dottori. I cui caratteri sono molto precisi, inconfondibili, tali da renderlo decisamente riconoscibile da tutti gli altri.

 

Studio per "Fuochi sull'isola"


 

Studio nr.2 per "E la luce fu..."

Coerenza estetica, dunque, ma anche decisa autonomia di giudizio che, almeno all'inizio della stagione più felce della sua presenza nel gruppo marinettiano, si evidenziò in almeno due episodi dei quali vale la pena di fare di nuovo cenno, anche alla luce di una lettera, inedita, che ho trovato recentemente nel suo archivio e della quale si pubblica la riproduzione in questa occasione. Nel 1923 I futuristi non furono ammessi alla II Biennale romana e Enrico Parmpolini polemizzò durante con L'organizzazione. Dottori volle Invece, comunque, provare ad essere ammesso nella sezione a concorso e ci riuscì con il trittico Aurora umbra dipinto due anni prima, risultando, come scrisse "L'Impero" del 16 novembre, L'unico quadro Futurista accettato alla Biennale. Il che non suscitò certo grande entusiasmo fra i colleghi futuristi.
L'anno successivo accadde di peggio, per il maggiore rilievo della manifestazione. I futuristi non vennero neanche ammessi alla Biennale di Venezia. Al di là degli apprezzamenti di alcuni e nonostante i tentativi di Marinetti di accreditare il Futurismo come arte del regime, il nuovo linguaggio non era, all'epoca, ma neanche lo fu successivamente, gradito a molti gerarchi e tantomeno ai responsabili delle organizzazioni artistiche. Marinetti, all'Inaugurazione della Biennale veneziana, alla presenza del Re, si rese protagonista di una rumorosa manifestazione di protesta, tanto che fu arrestato per alcune ore. Dottori, come L'anno prima, volle autonomamente tentare di partecipare alla rassegna veneziana attraverso la presentazione di un'opera nella sezione a concorso. E ci riuscì con Primavera umbra, realizzata nel 1923, una grande visione aeropittorica del paesaggio umbro con un lago. che fu poi acquistata dalla Galleria d'Arte moderna di Atene.

Ciclista

Quella volta il dissenso di Marinetti e Balla contro la decisione di Dottori fu ufficiale, nel senso che gli scrissero una perentoria lettera, conservata nell'archivio dell'artista umbro. Non era nota, invece, fino ad oggi, la corrispondenza che Dottori, prima di spedire a Venezia Il dipinto poi ammesso, ebbe con il Segretario Generale della Biennale, Vittorio Pica.
L'artista perugino gli inviò, evidentemente con un po' di ingenuità, una fotografia del dipinto chiedendo un giudizio. Nella lettera Inedita, riprodotta su questo catalogo, il Segretario della Biennale rispose che non era possibile esprimere giudizi su un dipinto e su un artista da una fotografia e che, comunque, essendo nella commissione giudicatrice per le ammissioni, non poteva certo anticipare le sue valutazioni. Dottori, in realtà, non aveva cercato una raccomandazione, ma solo un giudizio sulla sua pittura. E la schiettezza, alla fine, fu premiata.
Questa mostra alla Galleria Arte Centro di Milano presenta poco meno di trenta fra oli, tempere, idromatite, una ventina di disegni e una rarissima sculturina: opere tutte datate fra iI 1905 e il 1975.Un arco di ben settanta anni nel quale Dottori maturò progres-sivamente il suo linguaggio. Oltre a due disegni datati prima del 1910, ovviamente figurativi, ma molto disinvolti, è presente in mostra un raro paesaggio a olio del 1906 dove L'artista è ancora impegnato nell'analisi simbolista di tipo naturalista. Si arriva però subito al Futurismo e alle velocità dei ciclisti, realizzate tutte prema del 1915, presenti numerosi in questa occasione. Begli esempi di esaltazione del dinamismo e del mito della macchina marinettiano, ma già molto autonomi per l'ambientazione nel paesaggio.
Seguono un cospicuo numero di opere, pittoriche e a matita, soprattutto di deliziose piccole dimensioni, realizzate nei primi anni Venti, di linguaggio astratto-futurista, piuttosto rare e emblematiche della stagione analitica della traduzione dottoriana dei postulati del Futurismo. La parte più ampia della mostra è ovviamente dedicata all'aeropittura, sviluppatasi negli anni Venti, ma esplosa nei Trenta e nei Quaranta. La galleria presenta numerose opere, alcune delle quali inedite o poco note, dove Dottori dispiega le sue visioni dall'alto e talvolta In movimento del paesaggio, con audaci sintesi e compenetrazioni. Un paesaggio, quello umbro, dai verdi molto speciali delle colline e dagli azzurri altrettanto speciali del suoi laghi, che predilige "la curva dolce" come Dottori ebbe a scrivere nel 1942 in La mia pittura futurista umbra, il suo manifesto, che è la sintesi del suo Impegno futurista e la dichiarazione di una poetica d'avanguardia, ma molto legata all'identità dei luoghi della sue orgini.

 

Massimo Duranti