Alcune precisazioni

Cari amici,

ho letto con interesse l'opinione di Aldo Sottofattori dell'8 settembre 2004 (data casuale?).

Vorrei quindi fare delle precisazioni in merito a quanto lui scrive, ed in merito alla lettera di Eliseo Zanetti del 19 settembre 2004.

Quando dichiaravo "lasciamo la politica ai politici" intendevo tutto ciò che ruota purtroppo attorno alla politica ed impedisce la cura degli interessi dei cittadini di una democrazia rappresentativa come la nostra.

Vorrei far notare ad Aldo ed Elseo che anche fare lobby è un atto politico, anche "infiltrare" persone animaliste all'interno di un partito è un atto politico.

Se dovessi dare una definizione di politica potrei dire che essa è sicuramente una teoria del diritto e della morale che si applica allo Stato e che ha come fine ultimo il controllo della vita della società e quindi il controllo del potere; se assumiamo per buona questa definizione molto generica e poco professionale, allora anche un gruppo di pressione di cittadini è uno strumento politico, anche una protesta o un gruppo di persone che si prefigge uno scopo che riguarda lo Stato è uno strumento politico.

Il problema è chiarire cosa si intende per politica. Essa non è prerogativa esclusiva dei politici, ma è alla diretta portata del singolo cittadino che fa politica nel momento stesso in cui compie un atto semplice come quello di acquistare un prodotto cruelty free.

Con Aldo a Monza parlai di associazione di consumatori per la tutela dei diritti dei consumatori vegetariani, vegani e animalisti, questo strumento è assolutamente politico (e con questo rispondo ad Eliseo), e lo è nella misura in cui i consumatori si coalizzano per difendere i propri diritti, o meglio, per riappropriarsi dei propri diritti, e per fare pressione su chi esercita il potere.

Detto questo la frase "lasciamo la politica ai politici" rientra in un ragionamento ben diverso e riguarda esclusivamente i giochi di potere della politica, giochi dai quali noi semplici cittadini-consumatori siamo esclusi. Ecco spiegato perché non ritengo che l'animalismo debba entrare nei partiti in modo generalizzato, ma che potrebbe invece entrare in un piccolo partito e minarne l'operato dalle fondamenta. NON perché si crede in quel dato partito, ma perché è alla portata, e può rappresentare un buon trampolino di lancio per poter avere accesso all'esercizio del potere (tornando alla mia definizione di politica).

Inoltre vorrei sottolineare che il pensiero animalista è rivoluzionario, e come tale non può entrare a pieno titolo nella vita politica di un sistema che intende cambiare, pena l'abbandono dei principi stessi del pensiero rivoluzionario. Ciò che si può fare è permeare, influenzare, sfruttare lo status quo per poi cambiarlo.

Rimane però un problema ancora irrisolto e grave. Eliseo (come molti altri) parla di movimento animalista, io non vedo nessun movimento animalista in Italia. Un movimento credo debba almeno presupporre delle linee guida, dei principi fondanti condivisi da tutti gli aderenti al movimento stesso, dovrebbe inoltre includere delle forme organizzate al suo interno utili per decidere le strategie e per organizzare la vita del movimento, tutto questo non esiste in Italia in ambito animalista, dato che tutti (singoli, associazioni, gruppi) si muovono indipendentemente ed in ordine sparso.

Mancano quindi i principi fondamentali dell'animalismo in Italia, chi può definirsi animalista? Ed in base a cosa?

Quali sono i principi fondamentali da osservare per potersi fregiare dell'appellativo di animalista? Un vegetariano è animalista? Un carnivoro che fa volontariato in un'associazione animalista lo è?

Fino a quando non si stileranno dei precisi principi da rispettare, non si potrà parlare di movimento animalista e non si potrà parlare ovviamente nemmeno di politica animalista.

Saluti animalisti

Adriano Fragano

Torna all'elenco Opinioni